E' possibile - per una volta - che su un tema che può essere drammatico per un pezzo grande dell'Italia centrale si eviti di agitare piccole bandierine partitiche? Di fare polemiche piccine e meschine davanti ad un fatto che può assestare un colpo duro all'economia, al turismo, a settori vitali di aree dell'Appennino centrale? Non so se tutti hanno davvero chiara la consapevolezza di quello che è successo e di quello che può succedere con la chiusura del viadotto Puleto della E45 ordinata dalla magistratura per prevenire possibili tragedie come quella del Ponte di Genova.

Temo di no, a leggere le dichiarazioni rilasciate in questi giorni da esponenti politici di vari partiti, non solo della maggioranza che in questo momento governa l'Italia. Stiamo ai fatti, allora. Dio non voglia: ma è chiaro che se si trattasse di un problema strutturale (e non di ordinaria manutenzione), di un problema legato - per capirci – alla qualità geologica del terreno su cui poggiano viadotti e piloni o alla qualità della progettazione e della costruzione di quel tratto dell'arteria ex-E7 (parliamo di cose legate a decenni fa...), la questione avrebbe aspetti e ricadute di grande pesantezza.

Se fosse solo un problema - come lascia capire Anas - di eccessivo allarme, di manutenzione da ultimare (qualcuno ha detto "I soldi ci sono": è vero, li ha stanziati il Governo precedente e li abbiamo votati in Parlamento) se fosse, auspicabilmente, solo questo insomma, l'allarme sarebbe fortemente ridimensionato. Ma si tratta solo di questo? 

Chi scrive presentò nel giugno 2011 una interrogazione urgente alla quale aggiunsero la firma altri deputati PD di quella legislatura (Bocci, Gozi, Sereni e Trappolino) per chiedere al Governo dell'epoca i motivi dei gravissimi ritardi nei lavori di manutenzione (e consolidamento) del tratto E45 sul Verghereto, in particolare sul viadotto Fornello.

Il Governo rispose, i lavori conobbero una accelerazione e il doppio senso venne ripristinato, ponendo fine ad anni e anni di deviazione obbligatoria a Canili per traffico pesante e leggero.

Nel prendere atto di questo, in aula sostenemmo allora che "un'arteria così strategica per l'Italia di centro e per l'intero Paese avrebbe bisogno di una radicale trasformazione che la renda una strada di grande comunicazione funzionale, efficiente e sicura".

Ecco: il tema è ancora questo. Ecco perché come deputati PD abbiamo chiesto una immediata audizione al Ministro delle Infrastrutture e all'ANAS. Si deve sapere prima possibile se quel tratto (ed altri tratti) della E45 sono a rischio sicurezza e crolli. Occorrono dati, perizie certe. Non allarmismi, non rassicurazioni di prammatica, ma certezze tecniche.

Da queste potrebbero discendere due scenari. Il primo, quello da tutti auspicato: non ci sono rischi, si deve andare avanti con i lavori di manutenzione finanziati (naturalmente quando anche la magistratura avrà compiuto il suo lavoro). Il secondo scenario potrebbe essere drammatico: i problemi sono strutturali e occorrono interventi radicali. Di anni. In quel caso l'Italia della dorsale appenninica (già provata in questi anni) che guarda verso l'Adriatico sarebbe spezzata. Sarebbe un colpo terribile per i trasporti su gomma di merci. Un colpo drammatico per il turismo e l'economia. Il commercio. L'isolamento infrastrutturale di una intera area sarebbe aggravato.

Ecco perché condividiamo gli allarmi di associazioni ed operatori economici e turistici della Romagna, dell'Umbria e della Toscana. Ecco perché è il momento che la Politica dia segnali di serietà e consapevolezza e non di piccolo cabotaggio. Ecco perché è il momento di capire davvero il livello di gravità della situazione. E se fosse gravissima, dovremo tutti insieme rimboccarci le maniche per interventi straordinari che, ovviamente, non potranno vedere nessuno (a partire dal Governo) voltarsi da un'altra parte.

Walter Verini

 

 

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