In questi giorni i giornali di carta e quelli online rigurgitano di prese di posizione di rappresentanti o semplici simpatizzanti ed elettori di centrodestra di Assisi, sulla fuoriuscita di Claudia Maria Travicelli dalla giunta Proietti.

All’improvviso tutti i detrattori dell’assessore Travicelli, di cui erano messi in discussione non solo le competenze, ma financo il titolo di studio, si sono trasformati in strenui paladini della povera Claudia Maria, bistrattata dalla feroce saladina Stefania Proietti.

Vorrei chiedere ai tanti sepolcri imbiancati dov’erano e quale ruolo ricoprivano, senza andare tanto indietro nel tempo, nel 2010 quando l’allora sindaco Ricci ritirò le deleghe al vice sindaco Bartolini, solo perché aveva capito che nel 2011 questi si sarebbe ricandidato per tornare a fare il sindaco.

Andando ancora più indietro nel tempo, cosa facevano o pensavano nel 2009, quando Bartolini cacciò dalla giunta il vice sindaco Romoli, che pure aveva contribuito con il 23,8% conquistato dalla lista Uniti per Assisi a far vincere le elezioni, solo perché gli faceva ombra con il suo attivismo.

In quei casi si trattò di vere e proprie defenestrazioni e per motivazioni esclusivamente di potere.

Oggidì l’assessore Travicelli ha rassegnato le sue dimissioni, nessuno gliele ha estorte e poco vale se ora l’interessata dice che lo ha fatto contro la sua volontà.

Delle due l’una: o non riesce a mettere in connessione quello che pensa con quello che fa, ed allora non poteva fare l’assessore nemmeno in un paesello, o non è in grado di fare una battaglia politica, dove si può vincere o si può perdere.

Bastava non firmare la lettera e la politica avrebbe fatto il suo corso, il PD avrebbe detto la sua, al pari degli altri gruppi di maggioranza.

Sotto altri aspetti, sembra di stare all’asilo mariuccia, dove si accampano scuse banali per sfuggire alle interrogazioni programmate: quando in giunta sono in discussione decisioni qualificanti per il programma politico amministrativo non c’è dissenteria che tenga, si prende un farmaco restringente e si va a condividere la responsabilità amministrativa dell’organo collegiale a cui si appartiene.

La doppiezza politica non ha mai dato buoni e duraturi frutti.

Franco Matarangolo consigliere comunale PD 

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