PERUGIA - Nonostante il fatto che il Governo continui a parlare di ripresa, i numeri e la realtà dicono esattamente il contrario.

In Umbria, ad esempio, siamo costretti a registrare ulteriori arretramenti. L‘Istat nel suo ultimo rapporto certifica nel 2^ trimestre 2017 un ulteriore riduzione dell’occupazione. Gli occupati (dipendenti ed autonomi) risultano ammontare a 353mila unità, contro le 359mila del 1^ trimestre 2017 e le 355mila del 2^ trimestre 2016.

Rispetto, poi, al 2^ trimestre 2008 (anno dell’inizio di questa crisi infinita) l’Umbria ha perso il 4% dell’occupazione complessiva (-14mila posti di lavoro).
Non è consolante dover constatare che solo Marche, Liguria e Valle d’Aosta hanno fatto peggio della nostra regione.
Inoltre, il tasso di occupazione è passato dal 62,9% del 2^ trimestre 2016, al 62,5% del 2^ trimestre 2017 (-0,4%), mentre quello di disoccupazione è risalito ormai stabilmente oltre il 10% (10,52%). I disoccupati passano in un anno da 39.700 a 41.400.
Sostanzialmente stabile il numero degli inattivi, che passa dai 166mila del 2016 ai 165mila del 2017.
Ma accanto al peggioramento quantitativo (meno occupati) registrato dall’Istat, ce n’è uno qualitativo descritto dai dati delll’Inps (Osservatorio Nazionale sul precariato). Infatti, su 40.119 attivazioni effettuate nel periodo gennaio-giugno 2017 solo 8.031(circa il 20%) vengono effettuate con contratti a tempo indeterminato.Il che significa che l’80% dei rapporti di lavoro nella nostra regione avviene all’insegna della precarietà più estrema.
E’ evidente, che i dati drammatici che abbiamo di fronte ci dicono che vanno profondamente modificate le politiche del lavoro e dell’occupazione perché non si può costruire il futuro stabilizzando la precarietà e il lavoro povero.

MARIO BRAVI
Presidente IRES/CGIL Umbria

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