Per molti anni i Sibillini sono stati teatro delle nostre camminate domenicali e, spesso, Castelluccio di Norcia la base di arrivo e partenza. Nel tempo le pietre di Castelluccio hanno iniziato a diventare delle storie di persone alcune delle quali diventate amiche.

È per questo che alla notizia del primo terremoto siamo andati a Castelluccio, per tornarci subito dopo il secondo ed accorgerci con dolore che Castelluccio non c'era più. E sempre per i legami instaurati e l'amore per i Sibillini che siamo andati alla presentazione del progetto del cosiddetto “Deltaplano” sia a Palazzo Donini sia a Castelluccio compreso un sopralluogo all'ex cava dove sarebbe stato costruito.

Chiunque fosse stato lì con cuore empatico verso i luoghi e le persone avrebbe constato che il “Deltaplano” non sarebbe stato come malevolmente definito un Centro commerciale ma una costruzione rimovibile che consentiva agli operatori commerciali di Castelluccio di riprendere l'attività e tantomeno collocato sul Pian Grande come qualcuno affermando il falso ha scritto.

Ora che il “Deltaplano” è stato costruito siamo tornati a Castelluccio. Vedere ancora una volta le macerie ha riaperto una ferita nell'animo, mentre un senso di speranza lo da il “Deltaplano”: si trova nella ex cava; è di acciaio, vetro e legno ancorati con bulloni alla piazzola di cemento, quindi, rimovibile; è difficile accorgersi della sua presenza sia guardando dall'alto che dal basso.

Per com'è pensato non solo consente la ripresa di attività commerciali dando così speranza, ha anche il vantaggio di creare un senso di comunità tra gli operatori commerciali di Castelluccio e i suoi abitanti contribuendo a ricucire lo strappo che i due terremoti hanno provocato nell'animo dei singoli e della piccola comunità castellucciana.

L'auspicio è che una volta a regime possa consentire alla piazza di Castelluccio, è ciò che è rimasto del paese, di svolgere la prossima estate la sua funzione di ritrovo per abitanti e visitatori non più ingombra di furgoni per la vendita come l'abbiamo vista nelle domeniche dell'estate appena finita.

Cesare Barbanera

Vanni Capoccia

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