Lo diciamo subito: esprimiamo il nostro sostegno a Catiuscia Marini.

Il giustizialismo specioso e di parte che spesso pervade i leader (!) politici – e di tanto in tanto accomuna anche quelli di schieramenti opposti - rappresenta una delle peggiori dimostrazioni della scarsa qualità di chi oggi è chiamato a rappresentare i cittadini in cariche pubbliche di grande rilevanza.

Voglio condividere, a proposito di questi atteggiamenti, alcune riflessioni. Lo faccio, assumendomene la responsabilità, in qualità di rappresentante di una forza politica, il Partito Socialista Italiano, che ha sempre fatto del garantismo, del rispetto delle Istituzioni e di chi legittimamente le rappresenta, della difesa della democrazia e dell’osservanza dei dettami della Costituzione della Repubblica Italiana, un elemento caratterizzante e non discutibile.

La vicenda giudiziaria sulla sanità umbra che ha coinvolto anche la ex governatrice Marini (l’ipotesi di reato è abuso d’ufficio), portandola appena quattro giorni dopo alle dimissioni, avviene quasi in parallelo con l’esplosione del caso-Siri, il sottosegretario alle infrastrutture della Lega, indagato dalla Procura di Palermo per corruzione.

A più riprese il prode capitan Salvini, dichiara: “continuo a ritenere che in un Paese civile i processi si fanno in tribunale e se uno è colpevole si viene condannati da un giudice, non da un giornale”. Per Siri, non per gli avversari politici. Fin qui nulla di strano.

La cosa strana è invece il comportamento del segretario nazionale del PD, Nicola Zingaretti.

Sulla vicenda umbra, la mattina del 16 aprile, sollecitato dai giornalisti, Zingaretti dichiara: "Confido nel senso di responsabilità e nelle valutazioni della presidente Marini perché faccia ciò che è meglio per l'Umbria e la sua comunità”. Un velato (nemmeno tanto) invito a fare un passo indietro. Eppure l’8 maggio nella trasmissione tv “Porta a Porta”, sul caso del governatore della Calabria Mario Oliverio, indagato per “associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie di delitti contro la Pa", Zingaretti dichiara: “Io credo - risponde Zingaretti - che bisogna mantenere molto ferma la linea che ci si difende nei processi e che una persona è innocente fino alla fine. C'è solo una cosa peggiore del giustizialismo, ed è il giustizialismo di partito, per il quale si fa dimettere una persona per l'interesse del partito. Io su questo non cedo”.

A questo punto mi sorge spontaneo il dubbio: come può il segretario nazionale del PD mantenere una posizione garantista per uno e giustizialista per l’altra? Mi chiedo quale credibilità politica possa avere un segretario nazionale, tra l’altro appena nominato, nei confronti del proprio elettorato e della propria classe dirigente e dei tanti amministratori locali, se al primo inciampo abbandona chi per anni ha ricoperto ruoli amministrativi con merito e serietà, solo per inseguire qualche sondaggio elettorale.

Questo atteggiamento ondivago, rafforzato anche dalle dichiarazioni di chi in Umbria è stato chiamato a guidare il PD in una fase complicata, non può che suscitare molteplici dubbi. Quali sono i motivi per cui si è garantisti in un caso e giustizialisti in un altro? Legati ad una questione di genere? Speriamo proprio di no! Legati a questioni “correntizie”? Sarebbe ancor peggio! Allora perché?

Nell’attesa che qualcuno risponda vogliamo esprimere il nostro sostegno a Catiuscia Marini.

Noi socialisti umbri siamo stati spesso critici nei confronti della presidente Marini. Non sull’operato amministrativo, verso il quale esprimiamo un giudizio sostanzialmente positivo, pur ammettendo che in alcuni casi si sarebbe potuto fare di più o fare qualcosa di diverso, ma sul piano politico.

Si, lo ribadiamo, spesso non siamo stati in sintonia riguardo alcune scelte di carattere politico; rispetto ad alcuni atteggiamenti; abbiamo dissentito sul modo di rapportarsi e confrontarsi con chi come noi era parte di una coalizione. Ci siamo scontrati e lo abbiamo fatto a viso aperto, con la lealtà di chi, quando un alleato o un’amica sbaglia, ha il coraggio di dirglielo.

Pertanto in questo momento ci sentiamo di esprimere vicinanza umana e politica alla Presidente Marini, invitando anche i vertici del suo partito a fare altrettanto e a smettere di inseguire sul piano del populismo e della demagogia le forze antisistema che oggi governano l’Italia.

L’atteggiamento giustizialista a corrente alternata di Salvini e Di Maio non ci sorprende e ci lascia indifferenti. Ci stupisce e ci colpisce invece quello di un partito che nel proprio nome ha inserito la parola Democratico, e che si comporta come se la democrazia, in questo caso, fosse sospesa.

Rossano Pastura

Segretario Provinciale di Terni del PSI

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