E' iniziato positivamente, in Consiglio regionale, l'iter legislativo per l'aggiornamento della legge regionale n.19 del 2009," Norme per la promozione e lo sviluppo delle attivita' sportive, motorie e ricreative".
In un Paese che ha delegato al CONI la gestione sportiva e, di fatto, al settore privato l'offerta dell'attivita' motoria e dello sport, il tentativo di recuperare un ruolo delle istituzioni nella programmazione delle attivita' sportive, per garantire a tutti i cittadini il diritto allo sport, è da giudicare molto positivamente.
Le innovazioni, della legge 19, peraltro gia' una buona legge, sono imperniate in alcune scelte politiche rilevanti. La prima, è la scelta dello 'sport di cittadinanza', cioè che l'attivita' fisica, motoria e sportiva deve essere un diritto, e che questo diritto deve essere garantito da poltiche pubbliche che sottraggano il cittadino alle feroci e discriminanti leggi del mercato; la seconda, è che le politiche di prevenzione sono fondamentali per la salute della popolazione, e sono da acquisire attraverso nuovi stili di vita utili a ridurre drasticamente i costi della spesa sanitaria; la terza scelta strategica, è l'individuazione della scuola come luogo privilegiato della pratica sportiva e motoria, della diffusione e dello sviluppo della cultura dello sport e dei suoi valori, dell'acquisizione di sani regimi alimentari essenziali per lo sviluppo sano ed equilibrato dei giovani, nonchè come valorizzazione dell'educazione fisica e del ruolo degli insegnanti della materia e del relativo potenziamento occupazionale; altra scelta fondamentale è una nuova politica dell'impiantistica, innovativa,diffusa e partecipata in tutto il territorio umbro,capace di affrontare le gravi lacune degli impianti per alcune discipline sportive molto praticate.
Queste scelte politiche prioritarie occorre che siano accompagnate da una nuova consapevolezza della responsabilità sociale e culturale dei soggetti collettivi a cui fa capo la programmazione, l'organizzazione e il finanziamento della politica sportiva e della sua pratica.
Nonchè, evidentemente lo sport, a livello regionale e nazionale, deve assumere una priorita' diversa da quella dimessa di ora, almeno pari al livello raggiunto negli altri grandi paesi d'Europa, anche attraverso un radicale, e non rinviabile, rinnovamento delle politiche,degli uomini e delle sue strutture.
In Italia ci serve una politica sportiva rivolta ai diritti dei cittadini e dei lavoratori e non come affare di pochi.
In questo occorre una svolta politica da parte dei comuni e della Regione, servono risorse vere, consistenti,significative nei bilanci, per lo sport e la pratica motoria, il tempo delle chiacchiere, delle belle parole, delle premiazioni alle gare è finito.

STEFANO VINTI (Sinistra Italiana)

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