PERUGIA - L’indagine di Unioncamere Umbria realizzata su un campione di 286 imprese operanti nel settore del manifatturiero e 148 imprese della piccola e grande distribuzione per il commercio conferma anche per il terzo trimestre in esame i segnali di incertezza manifestatosi all’inizio del 2017.

Come sottolinea il presidente di Unioncamere Umbria Giorgio Mencaroni “I dati di questo trimestre ci servono per mantenere i piedi per terra e per realizzare che ancora la crisi non è passata. Non mancano però segnali che fanno ben sperare, soprattutto nel confronto con lo stesso periodo dell’anno passato, come l’aumento del fatturato, l’occupazione stabile e le imprese artigiane che finalmente registrano anche delle variazioni positive. La dinamica di alcuni settori come le Industrie dei metalli, le Industrie elettriche, e le Industrie meccaniche lascia intravedere i primi segnali degli effetti del Piano Industria 4.0 e sulla capacità che questo intervento può avere nello stimolare la produzione nei settori più sensibili dal lato dell’offerta e, soprattutto, nel dare nuova vita al mercato interno, andando a riequilibrare in parte, le vendite nazionali e le vendite estere”.

Valori positivi per il fatturato totale, per il fatturato interno e per l’occupazione sia nel confronto tendenziale che congiunturale, mentre fatturato estero e ordinativi (totale, interni ed esterni) segnano variazione positive rispetto al terzo trimestre del 2016 e valori negativi rispetto al trimestre precedente. A livello settoriale bene le industrie elettriche ed elettroniche, quelle dei metalli, meccaniche e mezzi di trasporto che registrano il numero maggiore di valori postivi.

Continua la sofferenza delle piccole imprese, anche se non mancano variazioni positive e le imprese da 10 a 49 addetti segnano i valori migliori a livello dimensionale, meglio delle imprese più grandi.

Il commercio conferma quanto evidenziato nei trimestri precedenti  e cioè che non si tratti di uno dei periodi migliori, anche se non mancano valori positivi per la grande distribuzione e il commercio al dettaglio di prodotti alimentari va meglio di quello dei prodotti non alimentari.

Di seguito, in sintesi, i risultati dell’indagine.

Manifatturiero

La produzione segna un -0,8% rispetto al trimestre scorso e un positivo +2,1% rispetto allo stesso trimestre del 2016.

Dati positivi sia a livello congiunturale che tendenziale per le Industrie dei metalli, Industrie elettriche, e Industrie meccaniche, mentre valori negativi per le Industrie chimiche, uniche con variazioni negative sia sul secondo trimestre 2017 che sul terzo 2016.  

Segno meno per le imprese oltre i 50 addetti sia rispetto al trimestre precedente che a quello dell’anno scorso, mentre piccole e medie soffrono solo rispetto al secondo trimestre 2017.

Il fatturato confrontato con il trimestre precedente segna un +0,3% con quattro settori “positivi”: Industria dei metalli (+4,4%), Industrie elettriche (10,7%), Industrie meccaniche (2,1%) e Altre industrie (1,9%).  A livello dimensionale valori positivi per tutte le imprese.

Nel confronto con il terzo trimestre del 2016 il valore totale è di +4,9%, con le industrie dei metalli che segnano la variazione più rilevante +10,2% e unico settore in negativo quello dell’Industria del legno e del mobile con -4%.

Il fatturato interno è positivo sia rispetto al trimestre precedente con un +0,3% che rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, esattamente +4,4%. Nel confronto congiunturale molto bene Industrie elettriche (+11,3), industrie dei metalli (+5,9%), mentre tra i valori negativi quelle che perdono di più sono le Industrie tessili con -9,6%.  Nel confronto tendenziale valori negativi solo per le Industrie del legno (-5,3%).   

Il fatturato estero segna un -0,2% rispetto al trimestre precedente ma registra un apprezzabile +6,5% rispetto allo stesso trimestre del 2016. Nel confronto congiunturale da evidenziare il +9,6% delle Industrie elettriche e il +8,4 delle Industrie meccaniche mentre il valore negativo più alto è quello delle Industrie chimiche con -12,1%.  A livello tendenziale solo le Industrie meccaniche hanno un segno negativo (-1,4%) mentre sono positivi tutti gli altri settori, con le Industrie dei metalli che hanno la variazione più alta (+9,5%) seguite dalle Industrie chimiche con +9%.

Nel confronto col trimestre precedente bene solo le imprese da 10 a 49 addetti con un +4,9% mentre nel confronto con il terzo trimestre 2016 perdono solo le piccolissime con -2,7%.

Gli ordinativi segnano un -1,5% rispetto al trimestre precedente e un +4,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

Confrontati con il dato di giugno 2017 hanno una variazione positiva solo le Industrie meccaniche (+2,5%), le Industrie elettriche (1,5%) e le Altre industrie (+1,2%) e a livello dimensionale solo le imprese tra i 10 e i 49 addetti con +1,4%. 

Rispetto allo stesso trimestre del 2016 soffrono le Industrie del legno con -4% e le piccolissime con -0,5%, così come le artigiane che segnano un -1,6% (nel confronto congiunturale il valore è analogo con -1,4%).

Tra le variazioni particolarmente positive quella delle Industrie dei metalli con +9,3%.

Negativi gli ordinativi interni totali rispetto al secondo trimestre 2017, con -1,3%, e la perdita più pesante registrata dalle Industrie tessili con -9,6%. Hanno variazioni positive le Industrie elettriche (+4,1%), le Industrie meccaniche (+3,3%), le Altre industrie (+1,4%) e le Industrie dei metalli (+0,4%). Bene solo le imprese da 10 a 49 addetti con +0,9%.

Rispetto al terzo trimestre del 2016 il valore è +4,2%, con variazioni positive per quasi tutti i settori eccetto le Industrie del legno (-4,9%) e le Industrie chimiche (-2,2%), valori negativi anche per le artigiane con -2,2% e per le piccolissime con -0,4%.

Gli ordini esteri segnano un -2,4% nel confronto con il trimestre precedente e un +3,8% nel confronto con lo stesso trimestre dello scorso anno.  

Nel confronto congiunturale vanno bene solo le Industrie alimentari e quelle tessili con rispettivamente un +13,3% e un +9,6%. Bene le artigiane con +5,8% e le imprese da 10 a 49 addetti con +6%.

Rispetto al terzo trimestre del 2016 gli ordinativi esteri segnano un +3,8% con solo due settori in negativo ed esattamente le Industrie meccaniche con -8,3% e le Altre industrie con-2,2%. Segno meno anche per le industrie piccolissime con -3,7% mentre le artigiane segnano un +5,5%. Tra le variazioni positive da evidenziare il +11,2% delle Industrie dei metalli.

Nel comparto manifatturiero l’occupazione resta invariata rispetto al trimestre precedente e ha il segno più se confrontata con il settembre del 2016 (+0,6%).

Rispetto al trimestre precedente, tuttavia, sono tre i settori col segno meno: industrie alimentari, tessili e del legno. Segno meno anche per artigiane e con -1,3% e industrie fino a 9 addetti con -1%.

Rispetto al terzo trimestre del 2016 le industrie del legno confermano il segno meno con -6,9% insieme alle industrie elettriche (-3%), positivi i restanti settori con la variazione più alta registrata dalle Industrie chimiche con un +6,3%. 

Commercio

Le vendite segnano un -2,6% nel confronto con il trimestre precedente e un -1,7% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Nel confronto con giugno 2016 però il segno negativo riguarda solo il commercio al dettaglio dei prodotti non alimentari con -5,2% e le imprese con meno di 9 addetti (-4,1%). A livello tendenziale invece risultano col segno più solo gli ipermercati (+1%) e le imprese dai 10 ai 49 addetti +2,6%.  

Il prezzo delle vendite ha una variazione positiva di +0,5% (dopo il segno meno dei trimestri precedenti) e eccettuato gli ipermercati che registrano un prezzo delle vendite sostanzialmente invariato, sono positivi tutti i restanti settori così come le diverse tipologie dimensionali.

Al calo delle vendite si accompagna quello del volume degli ordinativi che rispetto al trimestre scorso registrano un –3,3%.  Si registra comunque una variazione positiva degli ipermercati con +1,5% e delle imprese superiore ai 50 addetti +1,8%. Nel confronto con il terzo trimestre del 2016 la variazione è del -1,7%. Ci sono comunque dati positivi per gli ipermercati (+0,2%) e per le imprese tra i 10 e i 49 addetti (+2,1%). 

L’occupazione a livello congiunturale ha un valore che si può definire stabile con un +0,2%. Migliore il dato del commercio al dettaglio di prodotti alimentari (+2,5%) e degli ipermercati (+0,3%). A livello dimensionale solo le imprese fino a 9 addetti hanno il segno meno -0,3%, mentre quelle oltre i 50 hanno una variazione del+2,4% e quelle dai 10 ai 49 di +0,2%.

A livello tendenziale l’occupazione segna un -4,5%. Gli unici valori positivi riguardano il +0,7% del commercio al dettaglio di prodotti alimentari (0,7%) e quello delle imprese tra i 10 e i 49 addetti (+3,7%).

 

CRUSCOTTO DEGLI INDICATORI STATISTICI AL III TRIMESTRE 2017

Nel terzo trimestre del 2017 il sistema imprenditoriale umbro vede prevalere il numero delle iscrizioni delle imprese, che sono 944, su quello delle cessazioni, non d’ufficio, 789 in tutto.

Il flusso delle iscrizioni accusa una lieve contrazione rispetto all’anno precedente, un -2,2% che è lo stesso registrato a livello nazionale, mentre le cessazioni in Umbria sono in aumento rispetto al terzo trimestre del 2016 del +3,5%, così come aumentano a livello nazionale ma di un più modesto 2,4%.

Per quanto riguarda gli andamenti delle varie attività economiche in relazione allo stesso trimestre dell’anno precedente, è sempre il settore commerciale quello che fa registrare la maggiore movimentazione anagrafica sia in termini di iscrizioni, 191, che di cessazioni (258).

In merito alla tipologia delle imprese iscritte nel terzo trimestre del 2017 più di un quarto si  concentra in aziende di tipo “giovanile”(273 iscrizioni e 29,8% del totale) e un altro quarto in quelle “femminili” con un 28,9%, mentre il 16,2% sono “straniere” (153 iscrizioni).

I fallimenti calano dell’27,3% rispetto al III trimestre del 2016 e del 9,9% nel confronto sui valori cumulati dei primi 9 mesi sullo stesso periodo del 2016. A livello nazionale la diminuzione dei fallimenti nel trimestre è del 9,5% mentre quella nei primi 9 mesi è -13,7%.

In diminuzione anche i concordati, ed esattamente -16,7% in Umbria e -38,8% in Italia.

Dall’analisi dei dati economici dei bilanci delle imprese compresenti degli ultimi tre anni (4.884 imprese con un valore della produzione superiore ai 100.000 euro), si osserva che il valore della produzione è pari a poco più di 15 miliardi di euro (15.615.770.948).

Il 43,25% del valore della produzione viene creato dal settore del Commercio, segue il settore Manifatturiero con 33,12% (nel terzo trimestre 2016 il peso di questi due settori era invertito con la manifattura al 39,2% e il commercio al 38,8%).

La minore incidenza della manifattura scaturisce dalla notevole contrazione del valore di produzione risultante dai bilanci dell’anno 2016 rispetto a quelli dell’anno 2015.

Il settore manifatturiero mantiene, tuttavia, un valore aggiunto maggiore rispetto a tutti gli altri settori (quasi il doppio a quello del settore del commercio) così come un risultato netto che rappresenta il 50% di quello prodotto da tutte le imprese.

Da evidenziare come le imprese umbre di dimensioni “micro”, che ammontano al 77,4% del totale, creano il 14,45% del valore di produzione mentre le “grandi” imprese, che rappresentano l’0,8% del totale delle imprese il 40,98%.

Da un’analisi sulle società compresenti negli ultimi tre anni in utile e in perdita nel 2016, si nota una preponderanza delle società in utile che rappresentano il 77,6% del totale, cresciute rispetto all’anno precedente di quasi due punti percentuali .

I dati completi sono disponibili sul sito www.umbria.camcom.it

 

 

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