UN'ESCALATION BELLICA "PER LA VITTORIA"
di Alfredo Morganti
Il consigliere della presidenza ucraina, Podolyak, pare si sia rivolto a Berlino dicendo: “È ora di smettere di tremare davanti a Putin e compiere il passo finale”. Anche Biden sembra stia rompendo gli indugi, convinto che la riconquista della Crimea sia nella corde delle potenze occidentali. La Nato, da parte sua, si sta riunendo per "decidere quante e quali armi inviare a Kiev" (cito dal Fatto).
Eccola l'escalation, è davanti ai nostri occhi. Forse non sarà atomica, forse, ma c'è. L'appetito vien mangiando, tanto più in tempo di guerra. La guerra di contenimento, la "resistenza" ucraina, ha assunto la forma del contrattacco e della riconquista, senza porre specifici limiti alla provvidenza. Si vedrà. Zelensky non a caso provoca la Russia, chiedendosi se Putin sia morto. È un modo per indicare l'obiettivo e assieme rappresentarne l'attuale, presunta, debolezza.
Ho già detto che i popoli sono sempre gli unici sconfitti. I governi fanno in tempo a migrare altrove, scortati dagli aerei alleati, magari benvenuti in paesi amici. È (sarà) così anche stavolta, tanto più se la spirale bellica dovesse spingere pian piano (o fragorosamente) la guerra ucraina in una forma di guerra regionale, continentale o mondiale. Ma già oggi la guerra si dispiega globalmente, e in special modo in Europa. Getta benzina sulla crisi economica, crea incertezza, mostra un futuro nero come la pece.
Anche qui siamo nelle mani di un'alleanza militare, la Nato, che detta la politica economica e sociale dei paesi che ne fanno parte. Ordina percentuali di spesa, spinge i governi a fornire le armi, stabilisce le tempistiche, prefigura le strategie militari, disegna l'orizzonte dei prossimi anni.
Anche questa è un'escalation di quel che è, e sempre di più sarà, la politica futura. Un poderoso spostamento di risorse e di pensieri dalla transizione ecologica al vecchio, vecchissimo modello di sviluppo capitalistico, lo stesso che porta crisi, guerra, cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico, e in cambio rende i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più carne da macello (anche letteralmente).
Ho come l'impressione che, metaforicamente, siamo tutti "aggrediti", non solo gli ucraini, mentre gli "aggressori" sono proprio quelli che si impegnano tanto a difenderci, in Oriente come in Occidente. Con la guerra non scompare l'unico vero paradigma che ancora rappresenta con successo la realtà, compresa quella bellica, quello tra sfruttatori e sfruttati. Non scompare, anzi si esalta. Il resto sono conti, baruffe, liti in famiglia tra classi dirigenti nazionali e cosmopolite. Ovviamente sulla pelle di chi le bombe le sente fischiare sulla propria testa ed esplodere a due passi."
Fonte: Facebook.com/alfredo.morganti
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