UMBRIA: DIRITTO ALLA CASA NEGATO
di Stefano Vinti
In Umbria sono 140 mila gli alloggi vuoti, non affittati e non venduti, secondo l'elaborazione 'Onepepolis' sui dati Istat, mentre sono in aumento le richieste di locazione che non hanno risposta.
Gli immobili destinati agli affitti lunghi sono pressoché introvabili in tutta la regione.
Sono migliaia i proprietari che hanno riconvertito il loro appartamento in B&B, tanti sono gli alloggi destinati agli 'affitti brevi' a disposizione dei turisti.
Si è sviluppata una sorta di rendita turistica che, in una regione come la nostra in piena crisi economica e con bassi salari, è vissuta da molti, dal ceto medio in particolare, come il classico salvagente a cui aggrapparsi.
Le classi sociali popolari sono state abbandonate alla precarietà abitativa di un mercato dell' affitto atomizzato, con poche variabili e senza una regia solida, oppure sono state relegate in proprietà periferiche, dove incombe l' incubo della svalutazione e quindi della difficile trasmissibilita' del valore immobiliare alle generazioni future.
Sulla base della promessa della proprietà per tutti, le politiche pubbliche dell'abitare sono state pesantemente desertificate.
Anche in Umbria, quindi, come nel resto del Paese, abbiamo tante case senza inquilini e tanti inquilini senza casa, una situazione iniqua, ingiusta e di uno spreco sociale vergognoso.
Occorre uno Stato e una Regione che si pongano l'obiettivo politico di regolare, indirizzare e correggere il mercato, di programmare vere politiche pubbliche al fine di rendere esigibile il diritto alla casa, nonché di migliorare diffusamente le condizioni di abitabilità di tanti territori come l'Umbria classico prototipo di insieme di città piccole, piccolissime e medie, e non solo di pochi poli (come i centri storici, come Milano, Bologna, Venezia ad esempio).
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