ASSISI – “Mi auguro che almeno per il quarantennale del suo assassinio, che cade il 20 marzo 2019, Mino venga ricordato per quello che è stato: un giornalista scomodo ammazzato per le notizie scomode che aveva da fonti certe e che pubblicava senza riguardo alcuno se non per la verità. Eppure, il suo nome non compare mai tra i nomi dei giornalisti uccisi per il loro lavoro”. Così il cugino, Fulvio Pecorelli, in una sala gremita dal pubblico in occasione della presentazione del libro “Il Divo e il Giornalista – Fotogrammi dal processo per l’omicidio di Mino Pecorelli”, di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno, che ricostruisce il processo per l’omicidio del giornalista, avvenuto a Roma il 20 marzo 1978.

L’appuntamento, organizzato all’interno del cartellone di Tra_Me Giallo Fest Assisi, è stato uno di quelli che ha riscosso maggior successo. Coordinato da Valter Vecellio, giornalista Rai del TG2, ha visto la presenza fra il pubblico, intervenuto al Palazzo Capitano del Perdono di Santa Maria degli Angeli, di autorevoli rappresentanti delle istituzioni umbre e del mondo giudiziario, fra avvocati e magistrati. In tanti non si sono fatti sfuggire l’appuntamento che riportava alla ribalta un fatto che aveva interessato il territorio: il processo a Giulio Andreotti per l’omicidio del direttore della rivista “op” che si è svolto a Perugia negli anni ’90.

Il sette volte presidente del consiglio, l’ex senatore Claudio Vitalone, i boss di Cosa Nostra Gaetano Badalamenti e Giuseppe Calò erano accusati di essere i mandanti. Il mafioso Angelo La Barbera e Massimo Carminati uomo della banda della Magliana di essere gli esecutori. Sono stati tutti assolti con formula piena per non aver commesso il fatto ma il Processo di Perugia gettò uno squarcio di luce sugli anni più bui, misteriosi e insanguinati vissuti dal nostro Paese.

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