PERUGIA – “Appare surreale che le Aule dell’Assemblea legislativa, luogo deputato all’esercizio della democrazia, vengano esautorate con manovre di basso livello, mentre l’assessore regionale alla Sanità, dopo tre mesi di emergenza sanitaria che stiamo lasciando alle spalle, rilasci interviste senza rispondere a nemmeno uno degli interrogativi chiave di una vicenda molto opaca, non contribuendo di certo a fare chiarezza sulla stessa, come per l'acquisto senza gara dei test pungidito”. Così il capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori e il consigliere Michele Bettarelli, in merito alle dichiarazioni dell'assessore Coletto sulla questione dei test sierologici (http://rassegna.crumbria.it/news/2020/06/05/2020060502149500446.PDF?n=4380(link is external)).

“La questione è stata affrontata in maniera scorretta sia dal punto di vista formale, che sostanziale – spiegano Bori e Bettarelli – perché la norma e la correttezza istituzionale, in un periodo di emergenza come quello vissuto, avrebbero voluto che l’assessore e il direttore Dario fossero venuti a riferire in Comitato di controllo. Cosa che non è stata possibile per l’ostruzionismo dei consiglieri leghisti. L’intervista rilasciata dall'assessore Coletto lascia inalterati tutti gli interrogativi, a partire dal ruolo del capo di gabinetto della governatrice, Federico Ricci, nella vicenda. Non appare convincente la spiegazione data perché la scelta, anche se diretta, di una ditta fornitrice di servizi deve essere fatta dagli organi deputati, è necessario dunque chiarezza e distinzione di ruoli. ‘Tutti davano una mano’, dichiara Coletto e ne siamo ben lieti. Quello che ci preme capire è: a chi?”.

“Quanto al capitolo dei test – proseguono Bori e Bettarelli – la magistratura contabile sta approfondendo i motivi che hanno spinto la Regione ad acquistare test sierologici ad un prezzo, a quanto ci risulta, maggiore rispetto a quello di mercato. Un valore anche immotivato, alla luce della relazione prodotta dall'Università degli Studi di Perugia, che attesta una performance non brillante dei test con risultati sballati e una scarsa precisione, con sensibilità e specificità sensibilmente ridotte rispetto a quanto dichiarato nel foglietto illustrativo. E che, quindi, rendono i test inservibili per gli screening dei contatti asintomatici o dei sanitari esposti, non a caso sono stati proprio gli operatori sanitari a dichiarare che 'quei test loro li avevano messi in un cassetto' e l'assessore Coletto non lo ha smentito, dicendo che lui non sa e non si occupa di questioni tecniche".

"Una serie di incongruenze, dubbi e ombre che l’intervista dell’assessore non fa affatto diminuire. Urge quindi chiarezza sulla trattativa che ha portato all’acquisto di questi primi 15mila test inutili, sulla promessa della presidente Tesei di acquistarne altri 125mila, su chi ha proposto la stessa società per ben due forniture, chi ha deciso quali acquistare e perché. Su chi, quindi, è responsabile di quanto avvenuto”. 

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