TERNI - "La dirigenza di Tk non fa altro che confermare quello che il sottoscritto e Forza Italia vanno dicendo da un anno sul disimpegno della dirigenza di Ast rispetto al futuro dello stabilimento di Terni": così il capogruppo di FI in consiglio regionale, Raffaele Nevi, secondo il quale, "rispetto a quanto sta succedendo ora, quella della vendita di Ast potrebbe anche essere una buona notizia. Ma il Governo deve prendere in mano quanto prima la situazione. Non si deve assolutamente ripetere quanto successo a suo tempo, quando la stessa Tk vendette il sito ternano a Outokumpo, e si persero due anni fino alla riacquisizione da parte del gruppo tedesco.
Quello che va trovato è un acquirente serio e affidabile - conclude Nevi - che a Terni sia disposto a investire in maniera adeguata e a rispettare i patti per l'ambiente".

Un allarme, quello di Nevi, supportato da quanto detto a Essen dal Ceo di Thyssenkrupp, Heinrich Hiesinger, che ha confermato il progetto di cedere l‘impianto ternano che produce acciaio inossidabile, aggiungendo che si tratta dell‘unico asset del gruppo attualmente in vendita. Lo riferisce, oggi, il sito della Reuters. Hiesinger, che ha parlato nell‘ambito della presentazione dei risultati dell‘anno, non ha specificato se sia stato avviato un processo di vendita ufficiale, ma l‘intenzione di sbarazzarsi di Ast era stata annunciata già a maggio da Thyssenkrupp, che da tempo non è interessato alla produzione di acciaio inossidabile. A fine ottobre la multinazionale aveva comunicato ai sindacati che Ast non sarebbe stata trasferita alla joint venture europea con Tata Steel per la produzione di acciaio. Ast è controllata interamente da Thyssenkrupp dal 2001. 

Come si ricorderà, nel 2012 il gruppo finlandese Outokumpu acquistò la divisione acciai innossidabili di Thyssenkrupp di cui faceva parte anche Ast, salvo poi dover rinunciare all‘impianto italiano per non incorrere in una violazione delle regole antitrust Ue. Nel 2016 Ast è tornata in attivo, dopo anni di perdite.

La fusione con Tata è, invece, quanto riporta l’Agenzia nazionale di stampa associata da Berlino, scrivendo che questo ha “un’assoluta priorità” nell’anno 2017-2018. È quello, sempre stando secondo il portale, che ha detto oggi il capo della Thyssenkrupp, Heinrich Hiesinger, presentando il bilancio in conferenza stampa, a proposito delle intenzioni del colosso tedesco di unire i comparti dell’acciaio al gruppo indiano fondando una società che vedrebbe una partecipazione di entrambi i partner al 50%.

Thyssenkrupp prevede un taglio da 2000 dei 27000 posti di lavoro nel settore dell’acciaio, e il sindacato Ig Metall si oppone alla fusione. In questo scenario, è stata convocata una protesta di piazza oggi ad Andernach, cui dovrebbero partecipare migliaia di lavoratori.

ThyssenKrupp, che per altro, ha comunicato di avere chiuso l’anno fiscale 2017 in rosso di 649 milioni di euro, contro profitti per 296 milioni del precedente esercizio. Il colosso siderurgico tedesco, riporta oggi il sito della Reuters,  ha attribuito la perdita a 900 milioni di euro di svalutazioni legate alla cessione della controllata brasiliana Companhia Siderúrgica do Atlântico (Csa).

Nei 12 mesi allo scorso 30 settembre, la società di Essen ha registrato una crescita delle vendite nette del 9,4% a 42,97 miliardi di euro. L’ebit rettificato è invece rimbalzato del 30% a 1,91 miliardi di euro, ampiamente sopra agli 1,73 miliardi del consensus di Reuters. ThyssenKrupp, i cui board hanno proposto una cedola di 15 centesimi per azione (invariata rispetto allo scorso esercizio), aveva chiuso in declino dello 0,75% la seduta di mercoledì a Francoforte, sovraperformando comunque la flessione dell’1,16% del Dax [fonte trend-online.com].

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