TERNI - Un gruppo di progettisti, architetti e ingegneri ternani, con una lettera aperta, nei giorni scorsi ha espresso  la propria posizione in merito al tema “Teatro Verdi” e ha lanciato una proposta.

Condividiamo con loro il piacere di confrontarci, di condividere idee ed il comune desiderio di ridare alla città il suo teatro, il suo Tempio della Cultura. Condividiamo anche l’esigenza di un progetto organico che definiremmo strategico e di lungo respiro in quanto quello che si realizza oggi rimarrà per decenni (si auspica) al servizio della città.

Quindi l’argomento attorno a cui si discute oggi è più ampio di quello che potrebbe avvenire intorno ad una mera opera di riqualificazione e/o ristrutturazione e/o riapertura che dir si voglia; oggi si progetta il futuro culturale di tutta la città e di tutte quelle Associazioni e enti che del Teatro potranno o vorranno usufruire, a partire dall’Istituto Musicale Briccialdi, eccellenza della città.

In questo senso è fondamentale creare un modello organizzativo-gestionale che permetta al Teatro di costituire volano di sviluppo per la comunità piuttosto che voce di spesa per la stessa (come stanno facendo per il Teatro della Fortuna di Fano).

Questo si ottiene attraverso la progettazione e la realizzazione di un’opera che costituisca, già in corso di realizzazione, una grande operazione di marketing, ma anche con la previsione di spazi dedicati a servizi di ristorazione e intrattenimento.

L’obiettivo si può raggiungere con un concorso internazionale di idee, come già proposto in passato da alcuni Assessori della presente Amministrazione poi usciti dalla Giunta Comunale, con il realizzare un’opera unica nel suo genere, con le dotazioni tecnologiche (attingendo, se possibile, anche alle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale industria 4.0), con le caratteristiche costruttive anche in termini di efficienza energetica (che possono richiamare fondi pubblici), con la realizzazione di un sistema di produzione di energia elettrica mediante la applicazione di pannelli solari o “finestre solari” atti a limitare le spese energetiche; mediante la previsione e la realizzazione di spazi multifunzionali all’interno dei realizzandi volumi in modo tale da avere più aree da gestire anche dandole in affitto. Per tutto questo servono risorse ma le risorse si trovano se si porta avanti un progetto serio, di qualità e di ampio respiro. Soprattutto tra i privati sensibili. In questo senso abbiamo già ricevuto delle offerte.

Tutto questo non confligge necessariamente con la realizzazione di un “contenitore” moderno costruito intorno ad una sala per il pubblico “antica” (anche Polettiana come qualcuno in città chiede da tempo a gran voce). Infatti quello dello “sbigliettamento” è un falso problema dato che un Teatro non può essere mantenuto solo in virtù del pubblico pagante.

Abbiamo i più vari esempi di ricostruzione di teatri andati incontro ad un destino analogo al nostro teatro cittadino. Ci riferiamo, ad esempio, al Carlo Felice di Genova, al Teatro comunale di Ancona, al teatro della fortuna di Fano (progettato dal Poletti anch’esso). Ma abbiamo esempi recenti di ricostruzione anche a Venezia con La Fenice e a Bari con il Petruzzelli. Non mancano esempi all’estero, uno su tutti, il Semperoer di Dresda.

Tutte operazioni che, oltre a restituire il teatro originale, hanno ridato alle varie città una identità storica.

Ebbene i contrari al modello polettiano sostengono che non si ha più la memoria storica del Teatro Poletti e che ricostruirlo come era costituirebbe un falso e quindi, da un punto di vista squisitamente accademico, non sia un modello valido da perseguire.

A Rimini, dove esiste un teatro polettiano in via di restauro “filologico”, il restauro verrà inserito in un progetto più ampio di pedonalizzazione e riqualificazione della piazza compresa tra il sedime del teatro e la Rocca Malatestiana e, sempre in zona, verrà realizzato un Museo intitolato e Federico Fellini riqualificando un cinema chiuso da tempo e riconvertendolo ad area museale.

Questa struttura, che abbiamo visitato la settimana scorsa, è diventata, per la qualità e la complessità dell’opera di realizzazione, oggetto di una grande operazione di marketing. Inizialmente osteggiata sia dalla Amministrazione cittadina che dai cittadini residenti stessi, da qualche tempo il cantiere è divenuto meta di eventi, di visite guidate delle scolaresche, di apertura al grande pubblico grazie all’attività dei Volontari del FAI (Fondo Ambiente Italiano).

Invitiamo tutta la città di Terni e l’amministrazione in primis, a considerare una visione per il Teatro Verdi, facendolo diventare un concept, un oggetto di culto da venire a vedere almeno una volta nella vita.

Si può fare. Basta volerlo e unire le forze verso un obiettivo comune. Basta poco per andare incontro al sentiment della gente rispondendo nel contempo alle suggestioni poste dalla intellighenzia cittadina.

Al Governo della Città tutti i meriti.

Comitato Civico Pro Teatro Verdi – Terni

Il Presidente

Roberto Carelli

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