Il 2020 è stato un anno nero non solo per l’enorme perdita in termini di salute e vite umane causata dalla pandemia Covid-19, ma anche sul piano economico e sociale. Si stima che in provincia di Terni siano circa 6000 i posti di lavoro persi nonostante il blocco dei licenziamenti, che ha sicuramente arginato un’emorragia che sarebbe stata molto più grave. E proprio lo sblocco dei licenziamenti, attualmente previsto a fine marzo, rischia di infliggere un nuovo durissimo colpo al mondo del lavoro, con un'ulteriore perdita di occupati che, viste anche le tante vertenze aperte, potrebbe arrivare a 30mila unità su base regionale. “Il 2021 potrà essere un anno di rinascita e ripartenza solo se saremo in grado di scongiurare questo scenario, evitando i licenziamenti e costruendo insieme un progetto di ripartenza che abbia il buon lavoro al centro, difendendo quello che c’è e accelerando sulla creazione di nuova occupazione”, ha detto Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni nel corso della conferenza stampa di inizio anno organizzata dal sindacato ternano. 
Secondo i dati dell’Ires Cgil, presentati da Fabrizio Fratini, presidente dell’istituto di studi del sindacato umbro, il 2020 si è caratterizzato oltre che per una perdita di occupati, anche per un incremento degli inattivi, persone che, a differenza dei disoccupati, sono fuori dal mercato del lavoro, perché non cercano un nuovo impiego. A questo dato va aggiunto il quadro della cassa integrazione, quasi 11mila le domande accolte dall’Inps per la provincia di Terni al 31 ottobre 2020. Al tempo stesso le previsioni macroeconomiche sono tutt’altro che incoraggianti: se le stime sul 2020 saranno confermate, la perdita di valore aggiunto complessiva per la provincia di Terni dal 2008 ad oggi, potrebbe superare i 20 punti percentuali. Gravissime le ripercussioni sul piano sociale, con un reddito medio ulteriormente ridotto (siamo tra i 19.000 e i 20.500 euro) e un tasso di famiglie sotto la soglia di povertà che per la prima volta sfiora il 16%. 
“Deve essere chiaro a tutti che questo è il contesto, drammatico, nel quale ci stiamo muovendo e nel quale come sindacato abbiamo fatto di tutto per portare aiuto alle persone che rappresentiamo - ha detto Cipolla - lo testimonia il numero, senza precedenti, di pratiche svolte dai nostri sindacalisti della tutela individuale nel corso del 2020, oltre 46mila. E lo testimoniano anche i dati, molto positivi, sulle iscrizioni (3000 le nuove tessere fatte nel corso dell’anno, superati i 24mila iscritti complessivi). E questo è il frutto di un’azione di contrattazione che non si è mai fermata, ma il difficile, se vogliamo, viene adesso - ha aggiunto Cipolla - perché, anche in vista della scadenza del blocco dei licenziamenti, bisogna fare in fretta e passare da una fase di pura difesa del lavoro ad una di costruzione di nuove prospettive e progetti, che vadano a sanare le ingiustizie sociali che le diverse crisi hanno amplificato, perché le crisi non sono affatto imparziali”.
E a proposito di crisi, sono centinaia i posti di lavoro immediatamente a rischio, dalla Treofan, alla Sangemini, dalla Sogesi alla ex Novelli, tutto il settore del turismo e commercio, senza dimenticare le incertezze sul futuro di Ast che resta ancora tutto da scrivere. “È chiaro che questa situazione richiede in tempi rapidi uno scatto di reni dell’insieme della società, istituzioni, associazioni datoriali e, naturalmente, sindacato - ha concluso Cipolla - Noi siamo pronti a fare la nostra parte e abbiamo ben chiare le priorità e le tante opportunità che ci sono: Def regionale, programmazione dei fondi 21-27, la ridefinizione dell’area di crisi complessa Terni-Narni e dell’area interna dell’Orvietano, la messa a terra di progetti seri attraverso il recovery fund sul piano economico, sociale e sanitario. Il tutto, tenendo al centro il lavoro e le migliaia di persone che rappresentiamo e che chiedono una risposta alle proprie necessità e bisogni”. 
 

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