PERUGIA – "Nella nuova programmazione europea dobbiamo difendere la politica di coesione, strumento principe dell'Europa per lo sviluppo delle regioni e delle città, rafforzandone la funzione e la dimensione territoriale. In una fase in cui più elevato rispetto al passato è il rischio di una rinazionalizzazione, è di particolare importanza l'apporto tecnico e scientifico che oggi ci giunge da esperti e professionisti, ai quali chiediamo di lavorare insieme alla costruzione delle ipotesi dei Programmi operativi regionali in cui declineremo obiettivi e strumenti, progettando e pensando al futuro che vogliamo". Lo ha affermato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta questa mattina, alla Sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni a Perugia, al convegno nazionale organizzato dalla Regione Umbria e dall'Inu-Istituto nazionale di Urbanistica Umbria, con il patrocinio di Anci Umbria, su "Sviluppo territoriale e urbano e pianificazione urbanistica. Proposte per la programmazione europea 2021-2027".

Al convegno hanno preso parte, tra gli altri, Franco Marini (Inu, Community Risorse comunitarie per i progetti), il presidente di Inu Umbria, Alessandro Bruni, il presidente del Cles (Centro di studi e ricerche sui problemi del lavoro e dell'economia), il direttore regionale alla Programmazione Lucio Caporizzi, docenti universitari, rappresentanti degli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti.

   "La discussione sulla politica di coesione post 2020 è entrata nel vivo – ha detto la presidente Marini, che coordina la Commissione Affari europei e internazionali della Conferenza delle Regioni ed è stata inoltre, quale presidente del Gruppo Pse, relatrice del parere sulle proposte di regolamento approvato all'unanimità dal Comitato europeo delle Regioni – e c'è bisogno anche del dibattito tecnico e scientifico per dare valore a una programmazione che richiede sforzo di visione, competenze, costruzioni di reti, pianificazione. Cominciamo a costruire ora una programmazione che verrà attuata fra qualche anno e questo determina limiti come abbiamo verificato con la programmazione 2007/2013 che ha dovuto fare i conti con una crisi generale e le difficoltà per riorientare gli interventi già programmati, ma possiamo allo stesso tempo trarre vantaggio da quanto abbiamo fatto in questi anni grazie ai fondi comunitari".

La presidente Marini ha ricordato a questo proposito "la sfida che ci siamo posti con l'Agenda Urbana che riguarda le cinque città di Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello e Spoleto, e con l'Iti, l'Investimento territoriale integrato, nell'area del Trasimeno, uno strumento che potrebbe essere esteso in altre aree interne ed omogenee, tra cui la Valnerina, intrecciando la ricostruzione post sisma allo sviluppo economico e sociale".

"Vogliamo porre l'accento sulla dimensione territoriale – ha aggiunto la presidente della Regione – contrastando orientamenti volti a ridisegnare una scala gerarchica europea, con una concentrazione di risorse e interventi nelle grandi aree urbane mentre per le piccole e medie città e territori si pensi per la salvaguardia, ma con meno attenzione alle dinamiche di sviluppo. Per portare avanti le sfide per i territori e le città, pensiamo a una programmazione affrontata dai Comuni e dalle comunità di riferimento, che devono essere pronti e partecipi fin dalla fase iniziale, partner delle scelte strategiche".

"Per le caratteristiche della nostra regione – ha detto ancora – in cui lo spazio rurale è quasi prevalente rispetto a quello urbano, è importante che ci sia una gestione integrata e coordinata di tutti i tre fondi strutturali, il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di sviluppo agricolo. E – ha proseguito – dobbiamo sempre più ad un'azione condivisa dove la cultura del risultato è coerente con la programmazione ed ancorata non solo all'andamento della spesa, ma alla capacità di cambiamenti strutturali, quali Pil, occupazione, propensione all'innovazione, valori ambientali e paesaggistici".

"Con la nuova programmazione – ha affermato inoltre – basata sugli obiettivi della politica di coesione, dello sviluppo rurale e dell'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, dobbiamo individuare da che punto partiamo e quale Umbria vogliamo. Tema straordinario è quello della mobilità, con la sperimentazione di modelli innovativi, della sostenibilità ambientale nel ciclo dell'economia circolare anche per la manifattura. Va ripensata la funzione dei centri storici: oggi ‘malati gravi' anche se bellissimi grazie agli interventi effettuati, poiché con vivono solo con la funzione turistica-culturale. La sfida che abbiamo davanti – ha aggiunto – è anche quella di realizzare attraverso la nuova politica di coesione non solo infrastrutture materiali, ma immateriali, di ripensare alle funzioni strategiche di alcuni luoghi, intervenendo sulle criticità e sullo sviluppo di nuove vocazioni. Anche l'edilizia sociale – ha concluso - ha un peso importante nell'attuazione di una politica per l'inclusione e la cittadinanza sociale, garantendo il diritto all'alloggio e alla mobilità che risponda alle nuove dinamiche sociali che riguardano giovani, famiglie e lavoro".

 

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