di Stefano Vinti 

"...E così si manifestò con sempre maggiore chiarezza il grande fatto fondamentale che l'origine della miseria della classe operaia è da ricercarsi non in quei piccoli inconvenienti, bensì nel 'sistema capitalistico stesso'. L' operaio vende al capitalista la sua forza-lavoro per una certa somma quotidiana. Dopo aver lavorato poche ore, egli ha già riprodotto il valore di quella somma. Ma il suo contratto di lavoro stabilisce che egli deve continuare a sgobbare ancora diverse ore per completare la sua giornata lavorativa. Il valore che egli produce in queste ore supplementari di pluslavoro è il plusvalore, che al capitalista non costa nulla, ma, ciò nonostante, si riversa nelle sue tasche. Questo è il fondamento del sistema che sempre più va dividendo il mondo civile, da una parte in pochi Rothschild e Vanderbilt, possessori di tutti i mezzi di produzione e di sostentamento, e, dall'altra, in una massa sterminata di salariati, che non possiedono altro che la propria forza-lavoro"...
Questo è un passaggio della prefazione del 1892 alla edizione della ' La situazione della classe operaia in Inghilterra' di Friedrich Engels. Un lavoro che il giovane Karl Marx giudicò un capolavoro.
Un capolavoro perché ancora oggi ci indica la natura essenziale del capitalismo, che inevitabilmente è profondamente cambiato, globalizzato e finanziarizzato, ma che non può non essere oggetto costante di analisi e studio, come le classi sociali che lo compongono, ad iniziare dal 'proletariato', dal nuovo proletariato di questo millennio. Oggi oltre la contraddizione capitale-lavoro, altre due contraddizioni fondamentali attanagliano l' umanità: quella di genere e quella ambientale. 
Quindi, l'alternativa non può che svilupparsi da un antagonismo politico, sociale e culturale al capitalismo.

Condividi