La Sinistra per l’Umbria: le opposizioni in Consiglio regionale latitano come dimostra il silenzio sul commissariamento di Montefalco. È ora di fare fronte comune contro le destre e per avanzare una proposta programmatica credibile per il futuro della nostra regione.

Trascorso oltre un anno dalla vittoria delle destre in Umbria è tempo di bilanci sia per quanto riguarda l’esperienza di governo della Presidente Tesei, sia per quanto attiene all’atteggiamento fin qui tenuto dalle opposizioni alla Giunta Regionale.

L’utilizzo del plurale per indicare la compagine uscita sconfitta dalle elezioni regionali non è casuale. Assistiamo basiti all’inefficacia di un’opposizione tutt’altro che autorevole e all’assenza, spesso anche all’interno delle singole forze politiche, di una unitarietà di intenti, con interventi e prese di posizione legate alla iniziativa dei singoli consiglieri regionali, ridotti a svolgere il ruolo di “meri” rappresentanti dei rispettivi territori di provenienza più che essere punti di riferimento istituzionali per l’intera comunità regionale.

Per questi motivi la Sinistra per l’Umbria esprime grande preoccupazione per il futuro della nostra regione e sulla capacità del centrosinistra umbro di costruire un’alternativa credibile da qui ai prossimi anni.

Basti pensare alla vicenda del comune di Montefalco, oggi sotto commissariamento per il disavanzo di 4,2 milioni di euro creati dalla gestione di Donatella Tesei, la quale ha continuato fino all’ultimo a negare quanto certificato dalla stessa maggioranza in Consiglio comunale che non è riuscita a chiudere il bilancio per la gestione disastrosa dell’allora sindaco, oggi Presidente della Giunta regionale.

In un “paese normale”, di fronte ad un disastro di proporzioni enormi per un piccolo comune e all’atteggiamento pilatesco di chi aveva diretta responsabilità amministrativa, un’opposizione seria avrebbe quantomeno richiesto chiarimenti se non le dimissioni della Presidente. Gli umbri hanno il diritto di conoscere se chi amministra la Regione ha le carte in regola per poterlo fare alla luce della vicenda di Montefalco. Invece silenzio assoluto, tranne qualche sporadico e blando intervento sulla stampa e sui social. Una conferma dell’incapacità delle opposizioni di fare squadra anche di fronte ad episodi di malgoverno gravi che instillano più di un dubbio sulle capacità amministrative della nuova Giunta regionale che, come la moglie di Cesare, dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto.

Intanto le destre hanno colto la palla al balzo della emergenza sanitaria per imprimere una decisa accelerazione sul terreno di una massiccia privatizzazione del Sistema Sanitario Regionale. Interi nosocomi adibiti a strutture Covid, una radicale riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali ad uso e consumo di questo o di quel senatore, la concessione alle strutture private della possibilità di erogare molteplici prestazioni sanitarie essenziali. Una coerenza con quanto affermato anche in campagna elettorale dagli stessi leghisti che fa il paio solamente con la assoluta impreparazione con la quale si è affrontata la seconda ondata della pandemia, primo fra tutti il mancato aumento delle terapie intensive nonostante le risorse messe a disposizione dal governo.

Sono sotto gli occhi di tutti gli attacchi mossi dalla maggioranza regionale ai diritti delle donne e delle fasce più deboli della società, a cominciare dalla squallida vicenda della pillola abortiva RU-486.

Per questo la Sinistra dell’Umbria ritiene sia giunto il momento per le opposizioni di cambiare passo. Occorre ritrovare le ragioni di un percorso comune per la costruzione di un fronte unitario e compatto che possa da un lato arginare il pericolo per la tenuta sociale regionale che queste destre incarnano. Dall’altro sappia coinvolgere tutte le soggettività sociali all’opposizione della attuale giunta per la definizione di una piattaforma programmatica alternativa al modello leghista che metta in condizione l’Umbria di affrontare le sfide che la aspettano nei prossimi anni.

La Sinistra per l’Umbria

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