di Federico Fabrizi

«Riconosco che il percorso di LeU in Umbria, fino alle politiche, è stato ben avviato ma poi, anche per il risultato deludente, si è sbiadito il valore e l’autenticità di quanto fatto fino allora. Per quanto ci riguarda, il comitato perugino di “Possibile” nella fase congressuale ha aderito alla mozione Brignone-Maestri: siamo convinti che occorra fare la sinistra, affrontando problemi concreti, prima di costruire altri contenitori».
Ora entriamo in Umbria.
«Alle ultime amministrative, a Terni, è stato fatto un percorso costruttivo, capace di dare maggior concretezza a LeU, puntato verso il consolidamento di un’identità, che ha portato all’elezione di un consigliere. A Corciano, secondo noi, è andata diversamente. Possibile, in questo caso, non ha aderito alla scelta di LeU, che per giunta non ha eletto consiglieri. Avremmo preferito si corresse in autonomia. Vero che nella giunta di Corciano c’è un assessore LeU, ma, non avendo ricevuto conferma elettorale, risponde al sindaco. Non si tratta di una questione di persone: il punto è politico. Per noi, non essere stampella del Pd vuol dire avere una propria riconoscibilità».
Guardiamo alla partita delle elezioni di Perugia. È iniziata la fase delle trattative?
«Come è nel nostro Dna, siamo aperti al confronto. Vogliamo che la sinistra abbia un suo ruolo. E riteniamo sia fondamentale discontinuità e alternatività, in particolare rispetto al Pd, senza ripetere gli errori che hanno fatto percepire LeU come un cartello. A noi interessa un disegno progressista e ambientalista che sappia intercettare a livello locale le persone sui problemi e sulle questioni concrete. Di che ha bisogno Perugia? Discutiamo insieme con la cittadinanza, con le forze progressiste, con la società civile e costruiamo un programma... non c’è miglior candidato di un programma».
Insomma Ricci, pensate a un’altra sinistra.
«Il punto non riguarda esclusivamente il rapporto col Pd. Non a caso uso il termine sinistra e non centrosinistra: a questo guarda Possibile a Perugia. In campagna elettorale ho sperimentato quanto sia difficile comunicare: si viene percepiti come portatori di cose già viste e come parte del sistema, in un’accezione non certo positiva. Occorrono una visione, un linguaggio e un metodo diverso, da cercare anche insieme con la società civile, per nuovi paradigmi».
Le prossime mosse?
«Abbiamo in programma assemblee aperte e incontri su questioni concrete, per aprire la discussione e cercare soluzioni, con l’aiuto di chi è competente e mettendoci al lavoro anche con altre forze politiche progressiste e con la società civile, nella direzione che ho prima indicato. In alcuni casi saremo noi a guidare, in altre circostanze potremo aderire a iniziative di altri. Non intendiamo chiuderci né vogliamo fare tutto da soli».
Quale può essere l’approdo di questo lavoro? Una lista di Possibile alle amministrative di Perugia?
«Non pensiamo ad una lista di Possibile. Pensiamo ad una lista con altre forze di sinistra, molto aperta alla società civile, anche sotto la sua bandiera, certo però senza nasconderci. È fondamentale che si tratti di un progetto non calato dall’alto, ma condiviso e che porti a un programma di sinistra unitario, in discontinuità con quello che è stato il centrosinistra finora. Cambiato spartito, si troveranno i musicisti che meglio potranno interpretarlo, sempre nel segno del cambiamento».
Attenta Ricci, così vi diranno che siete radicali.
«Mettiamo la palla al centro: nessuno che tira la palla in avanti e nessuno che insegue. Facciamo sinistra, non parliamo del suo futuro. Restituiamo un governo a Perugia o almeno un’opposizione che si batta per una viabilità sostenibile, zero rifiuti, periferie riqualificate, zero consumo del suolo, diritti e servizi alla persona, welfare, dignità del lavoro, commercio, economia circolare, agricoltura, politiche abitative, cultura, istruzione etc.. Se questo vuol dire essere radicali, non ci fa paura».

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