di Leonardo Caponi.
 

Sostenere che nella sanità (come in altri campi) in Umbria non esiste un sistema di potere, governato dal Pd e da molti dei suoi dirigenti e amministratori, che si configurano spesso come potentati politici o territoriali sovente in conflitto tra loro, è sostenere il contrario della verità. Il tentativo di ridurre a singoli, pure gravi e deprecabili, episodi quelli sui quali sta indagando la magistratura, che hanno messo in subbuglio la nostra regione, è una pura ipocrisia, contraria alla evidenza della prassi corrente che tutti conoscono e possono vedere (a meno che non vogliano) e che ha mietuto molte vittime innocenti e meritevoli nei concorsi della pubblica amministrazione. Ha ragione la magistratura: c'è, da tempo, una procedura standard per la manomissione dei concorsi che rispondono agli interessi privati (sottolineo privati e dirò in conclusione perchè) di personalità politiche, amministratori e anche, autonomamente o in collusione con i primi, di dirigenti degli uffici preposti.
Io non credo che il Pd (lo dico senza acrimonia) sia capace di riformarsi, di "cambiare" come dicono anche oggi, senza mai peraltro spiegare, in termini di nuova politica e programmi, in che cosa dovrebbe consistere questo cambiamento. Cambiare sarebbe negare se stesso e quindi autodistruggersi. Da tempo (lo dico sapendo che ci sono ancora molti compagni e amici che ci credono) l'adesione e quindi la forza di quel partito non si basa più su motivazioni ideali, ma su concreti interessi e convenienze materiali. Alla sua crisi, alla perdita di consenso elettorale, invece che condurre una riflessione di fondo e un dibattito aperto, si è vieppiù rinserrato dentro i propri sistemi di potere, accentuandone la prepotenza e l'arroganza, in una sorta di concezione di impunità che, oggi, per molti motivi, è finita.
Di che pasta è fatto il Pd? Di quella che conduce ad eleggere segretario, invece di una persona per bene come Verini (parlo politicamente) un trafficone democristiano, re del clientelismo e delle preferenze. Questo è il cambiamento? E che può venir fuori?
Io credo che il Pd umbro dovrebbe uscire dal suo fortino che oggi ha buchi da tutte le parti, condurre a una riflessione e a modifiche non solo della sua politica, ma della sua stessa identità, ammettere le sue colpe, non continuare la tiritera sul "corpo sano", chiedere scusa agli umbri e aprire un nuovo ciclo che lo riporti a sinistra, dove non c'è più.
Infine, un'ultima cosa che mi sta a cuore perchè anche io, come esponente della sinistra umbra, non voglio sottrarmi a responsabilità. Si dirà che da sempre la sinistra in Umbria ha avuto (come, la storia e la pratica insegnano, è d'obbligo per ogni sistema politico se vuol durare) un suo sistema di potere. Però..., però, la grande e decisiva differenza è che intanto esso non aveva un carattere parossistico come oggi, che l'adesione al partito aveva un carattere prevalentemente o esclusivamente, ideale, che il sistema, oltre che sostanzialmente marginale, era gestito dal partito nell'interesse del partito, da un gruppo dirigente che, nella massima parte dei casi, premiava il merito, il bisogno, il lavoro e lo spirito di sacrificio. Oggi, invece il clientelismo è un fatto privato di chi lo pratica o tuttalpiù della sua cerchia di amici.

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