Le valutazioni espresse da medici e rappresentanti di varie associazioni nell'audizione convocata dalla Terza commissione sul sistema sanitario umbro certificano una situazione che denunciamo da tempo. L'aziendalizzazione della sanità ci ha portato ad avere un modello in cui il governo regionale non solo non pianifica, ma continua anche a non coinvolgere chi lavora negli ospedali. Il problema delle liste d'attesa è ancora irrisolto. Peggio. Oramai il ticket nel privato è vicino a quello applicato nel pubblico con attese molto più basse per i cittadini. Questo è il modo migliore per smantellare il servizio pubblico in favore della privatizzazione. Non solo. Il sistema di informatizzazione non risponde alle reali esigenze e, rispetto al tema centrale della prevenzione e della medicina di territorio, i centri di salute non hanno sufficiente personale. A questa situazione vanno sommati i provvedimenti del governo Renzi che, tra i nuovi livelli essenziali d'assistenza e la legge di bilancio, si traducono in ulteriori tagli ai trasferimenti alle regioni. Detto questo, però, nella nostra regione abbiamo assistito per mesi ad una sorta di crisi politica interna al Pd sul tema delle nomine dei dirigenti, crisi che ha portato l'assessore Barberini a dimettersi, per poi rientrare. Ancora oggi, per la verità, non è chiaro all'opinione pubblica se la “crisi” si sia risolta. Di certo c'è che la sanità umbra non è più quella che abbiamo conosciuto e che la Giunta regionale, totalmente subalterna a Renzi, non è ancora grado di avanzare il nuovo piano sanitario regionale. 

Enrico Flamini, segretario regionale di Rifondazione comunista dell'Umbria 

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