PERUGIA - Il ministro dell’Interno, vicepremier, segretario della Lega e neo eletto al Parlamento europeo Matteo Salvini si prepara ad un nuovo tour elettorale in Umbria, domani, 5 giugno. "Ci chiediamo come il titolare di un dicastero così importante, per di più in una fase molto complicata per il governo, riesca a trovare tutto questo tempo per una campagna elettorale che sembra ormai permanente - afferma in una nota la Camera del Lavoro di Perugia - Se proprio il ministro vuole venire in Umbria - continua il sindacato - forse dovrebbe recarsi nei territori, dove la ricostruzione suona come una clamorosa presa in giro". 

In occasione della nuova visita di Salvini in Umbria, la Cgil coglie inoltre l’occasione per esprimere “totale solidarietà al nostro segretario nazionale Giuseppe Massafra, minacciato di querela da parte del ministro dell’Interno per aver semplicemente espresso una sacrosanta preoccupazione per i provvedimenti annunciati dal titolare del Viminale. È infatti scandalosa - continua la Cgil di Perugia - l’idea, paventata da Salvini, di sospendere per due anni il codice degli appalti, una scelta che aprirebbe per mafiosi e corrotti spazi enormi di agibilità. Se sostenere questo dato di fatto è agli occhi del ministro meritevole di denuncia, allora - conclude la Cgil - Salvini ci quereli tutti”.

Ma sulla vicenda Salvini in Umbria c’è un altro aspetto inquietante. A denunciarlo è Nicola Fratoianni, Sinistra Italiana, che in una nota afferma:

"Leggo su vari post apparsi su Facebook che alla vigilia della visita elettorale in Umbria di Salvini, in qualche comune, in particolare Marsciano, ad alcune pattuglie di carabinieri è stato affidato il compito di andare casa per casa ad invitare di non esporre striscioni di protesta per evitare denunce”.

“Mi auguro vivamente che non sia vero – commenta Fratoianni -, e spero che ci siano le dovute spiegazioni, anche perché sarebbe preferibile utilizzare le forze dell'ordine per garantire la sicurezza del territorio in altro modo. In ogni caso chiederemo chiarimenti in Parlamento".

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