NATALE 2024: A TODI SALTA IL PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI. UN MECCANISMO CHE SI È INCEPPATO SEMPLICEMENTE PERCHE’ NON POTEVA PIU’ CONTINUARE. A poco più di due settimane dalle feste di Natale, siamo senza un programma di eventi, con gli assessori che tentano disperatamente di trovare qualcuno che possa mettere in piedi uno straccio di manifestazione.

A Todi i primi segnali del collasso di un sistema, quello delle cose fatte all’ultimo minuto, quello dell’improvvisazione, anche amministrativa; quello dei finti contributi; quello della politica che sceglie a chi dare i soldi, che costringe gli uffici ad atti amministrativi ai limiti della legalità e comunque ben oltre l’opportuno.
Da un lato è la conseguenza di un rischio accettato, ossia quello di amministrare senza un budget prestabilito, adattandosi mese per mese; quindi, senza programmi a medio / lungo termine, ossia in maniera estemporanea.
Dall’altro lato è la presa d’atto che il sistema si era spinto troppo oltre e la consapevolezza che, prima o poi, qualcuno ci avrebbe rimesso le penne.
Parlo degli assessori, che oramai erano consapevoli di essere nel mirino; degli uffici che non potevano più tollerare certe scelte e quindi sapevano di non poterle più avallare.
Risultato: a poco più di due settimane dalle feste di Natale, siamo senza un programma, con gli assessori che tentano disperatamente di trovare qualcuno che possa mettere in piedi uno straccio di manifestazione.
Se è anche colpa mia, me ne assumo la responsabilità, sia dal punto di vista politico che amministrativo.
Dal punto di vista politico perché in due anni e mezzo di consigliatura, ho puntualmente stigmatizzato la mancanza di una visione complessiva, riproponendo costantemente il tema della condivisione, della partecipazione e della programmazione.
Ho puntualmente stigmatizzato quel modus operandi per il quale il bilancio di previsione non conteneva un capitolo adeguato a quello che sono le esigenze di promozione del Comune, ma poi, mese dopo mese, si andavano ad accumulare variazioni su variazioni, con spostamenti di risorse a favore del settore cultura e promozione, per coprire spese di manifestazioni via via individuate (non si sa bene da chi!).
Ho puntualmente stigmatizzato l’inopportunità e la miopia nel continuare a finanziare manifestazioni chiaramente in perdita, perché organizzate in base a business plan evidentemente inadeguati, senza un budget credibile e senza una valutazione del ritorno diretto ed indiretto.
Un sistema che ha drenato risorse per centinaia di migliaia di euro.
Dal punto di vista amministrativo, perché in due anni e mezzo ho puntualmente evidenziato le irregolarità amministrative, i casi di inopportunità che hanno costellato i vari affidamenti.
Mi riferisco al modo con il quale venivano affidati gli incarichi, soprattutto nel settore cultura, mascherati da contributi ad associazioni; mi riferisco alla inopportunità amministrativa di alcune scelte, perché evidentemente in contraddizione con le motivazioni indicate negli atti, oppure perché effettuate in base a motivazioni meramente apparenti o carenti.
La Giunta ed il Sindaco, in varie occasioni, mi hanno detto: “se non ti sta bene, impugna gli atti al TAR!”
Non l’ho fatto perché mi hanno insegnato che la politica è confronto e che, quando si ricorre alla giustizia, la politica ha già perso, indipendentemente dall’esito.
Purtroppo, in questi due anni il confronto non c’è mai stato, perché la maggioranza non lo ha mai accettato; perché ad ogni osservazione veniva contrapposto, in modo arrogante, il risultato elettorale: “il Popolo mi ha voluto ed io comando”.
Ed allora l’attività si è spostata sul piano amministrativo; un lavoro ai fianchi, per far emergere tutte le contraddizioni di una azione amministrativa piegata, in più casi, alle esigenze della parte politica.
Ma che eravamo nel giusto se ne erano accorti tutti, assessori ed uffici compresi, tanto che almeno da un anno, quegli affidamenti che prima si facevano sotto forma di contributi ad associazioni, si sono cominciati a fare sotto forma di affido, sulla base di capitolati e prezzi fissati a priori.
Così è stato per lo scorso Natale, così è stato -pur con interrogativi ai quali ancora oggi non mi è stato risposto- per il Torneo dei Rioni, ed ora, nuovamente, per il Natale 2024.
Allora cosa è andato storto quest’anno?
E’ successo che per il noto modo di fare, ossia di non programmare le risorse, la coperta, a fine anno, è risultata troppo corta: non ci sono soldi sufficienti per pagare quello che si sarebbe voluto fare.
E’ successo che se ogni anno pensi all’organizzazione del Natale a metà novembre, prima o poi rischi di non fare in tempo o di non trovare più soggetti disposti ad addossarsi un onere così gravoso in tempi talmente ristretti.
E’ successo che qualcuno si è stancato, o meglio, ha deciso di pulire gli occhiali e quindi ha visto cosa è accaduto negli anni scorsi, compreso il Natale 2023, con servizi pagati il doppio o forse il triplo del valore di mercato (leggasi albero di natale 2023, pagato 13.000 euro a fronte di un valore di mercato di 3.000/4.000 euro!)
E’ successo che qualcuno si è accorto che non puoi continuare a finanziare attività di natura commerciale i cui proventi vanno all’organizzatore e che non ti vengono neanche rendicontati.
Ecco quello che è successo.
Quindi, in sintesi, qualcuno all’interno dell’amministrazione comunale ha puntato i piedi; qualcun altro ha pensato che fosse come sempre e quindi ha presentato una offerta non tenendo conto dei vincoli imposti; altri non hanno presentato offerte perché a metà novembre è troppo tardi per organizzare qualsiasi cosa.
Risultato: la manifestazione di interesse è andata a vuoto, ossia l’unica offerta presentata è stata giudicata inadeguata; gli assessori si sono attaccati al telefono per cercare qualcuno in grado di organizzare uno straccio di Natale.
C’è una soluzione: si. Si chiama condivisione, concertazione e programmazione.
Ad agosto, la mia incursione in sede di costituzione della Consulta delle Associazioni, ha sterilizzato il progetto dell’assessore (o degli assessori) alla cultura, che aveva pensato di formare un organismo compiacente, una sorta di longa manus dell’assessorato, che potesse avallare ogni decisione.
Il sospetto, sia per le modalità che per i tempi della convocazione, era che tutto fosse finalizzato a continuare a gestire il settore “cultura” e “promozione” come sempre fatto, ma con la copertura della Consulta; la classica operazione gattopardesca.
Al contrario, grazie ad un lavoro di sensibilizzazione, la consulta è stata costituita nel rispetto del pluralismo e con il coinvolgimento di tutte le associazioni che animano la vita tuderte ed ora è in grado di rappresentare al meglio quei mondi.
Nei mesi scorsi ho messo in evidenza il tema della tassa di soggiorno che, regolamento alla mano, almeno per la metà dovrebbe costituire la fonte delle iniziative culturali e di promozione del territorio, da adottare, appunto, sentite le associazioni e le organizzazioni di categoria.
Abbiamo quindi lo strumento ed in parte le risorse. Per il resto è questione di buona volontà.
Si apre uno scenario nuovo, dove la vita culturale e la promozione del territorio è nelle mani degli attori primi, la cosiddetta società civile, che a questo punto deve dimostrare di essere in grado di operare.
Mai più l’arroganza di pochi a discapito di tutti; mai più l’amichettismo; mai più soldi per soddisfare le aspirazioni degli amici degli amici o dell’amministratore di turno.
Io il mio l’ho fatto; a tutti gli altri auguro buon lavoro.

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