di Leonardo Caponi.

Forse Ugo Chavez prima e Maduro poi possono aver usato qualche metodo brusco. Ma anche loro sono stati sempre democraticamente eletti e, probabilmente, hanno usato i metodi che ci vogliono, perchè l'imperialismo non scherza. Ma questa accusa non può valere per Evo Morales. In Bolivia non c'è stata una rivoluzione comunista (come non c'è in Venezuela). C'è stato un governo, fino all'ultimo, democraticamente eletto, sempre con largo margine, che ha improntato la sua azione ad un riformismo forte (Evo è socialista in una coalizione con i comunisti) sul tipo di quella, non dico un'eresia, che, in condizioni diverse, sarebbe necessaria in Italia. Ha nazionalizzato una parte dell'industria estrattiva dei metalli di cui è ricca la Bolivia e ridotto le royalty delle imprese straniere legati entrambi agli Usa. Si è ripreso un po' di quello che la borghesia compradora e gli americani rubano al suo Paese. Ha utilizzato queste risorse per promuovere uno sviluppo equilibrato e una azione di redistribuzione della ricchezza. Ha triplicato il Pil boliviano, ridotto al 4% la disoccupazione, praticamente sradicato la povertà (era al 60%) e l'analfabetismo, scoperto la sanità per tutti. Morales, primo Presidente indios, non è mai stato accettato dalla minoranza bianca e razzista della capitale che era dominante. È bastato un leggero offuscamento indotto dalla crisi internazionale per scatenare una rivolta fatta per lo più da bande fasciste organizzate che hanno compiuto violenze criminali di ogni genere (compreso l'incendio della casa di Evo e della sorella) protette dalla polizia e dall'esercito al soldo (letteralmente al soldo) del Pentagono. Del resto a che serve avere grandi riserve di litio (preziosissimo) se non hai le tecnologie per estrarlo che devi comprare dagli americani pagandole in dollari? Ricordo che in uno dei miei viaggi in Messico ebbi l'opportunità di assistere alla decisione Usa di aumentare, in violazione anche di un trattato commerciale già pessimo per il Messico, i dazi sull'importazione del mais. I giornali messicani scrissero che la decisione Usa avrebbe comportato decine di migliaia di licenziati in Messico. L'imperialismo oggi opprime e conquista così, con le guerre commerciali, il controllo della finanza e degli istituti di credito mondiali e, con la strategia tipo del Pentagono, accerchiare e affamare, riescono anche a comprare la coscienza dei poveri.
Giungono ancora notizie che in Bolivia la partita non è chiusa. Viva Evo e la Rivoluzione Andina.

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