PERUGIA – “La Regione e le forme di autonomia”, è questo il titolo del convegno che si è svolto oggi a Palazzo Cesaroni, organizzato dal Centro Studi Giuridici e Politici dell’Assemblea legislativa ed incentrato sull’articolo 116, comma 3, della Costituzione, che prevede che forme e condizioni particolari di autonomia possano essere attribuite, con legge dello Stato,  alle Regioni che ne facciano richiesta. L’Umbria, che insieme alla Regione Marche ha appena sottoscritto un’intesa per chiedere allo Stato ulteriori forme di autonomia, punta sulla sua “grande bellezza”, vale a dire l’insieme del paesaggio, dell’ambiente naturale e dei beni culturali, e chiede al Governo una maggiore autonomia decisionale sia in campo legislativo che di programmazione delle risorse anche per quanto attiene lo sviluppo economico, la sanità, il welfare, l’istruzione e l’Università. 

Aprendo i lavori, la presidente dell’Assemblea legislativa, Donatella Porzi, dopo aver rimarcato il valore dell’iniziativa nel “cammino che l’Umbria ha già iniziato a fare, insieme ad altre Regioni, e che ci condurrà a chiedere al Governo maggiore autonomia”,  ha evidenziato, tra l’altro,  l’importanza di valutare l'opportunità di ottenere anche competenze legislative che in futuro potrebbero rivelarsi utili, soprattutto per un compiuto svolgimento delle funzioni amministrative.

La presidente della Regione, Catiuscia Marini, ha ricordato come quella fra Umbria e Marche sia un’iniziativa originale che tiene insieme due Regioni che hanno saputo lavorare insieme sul servizio sanitario, sulle infrastrutture, sulla realizzazione della Quadrilatero e, oggi, sui temi della ricostruzione post sisma, quindi mettere a disposizione una capacità di autogoverno, sia pure sempre in coordinamento con lo Stato, può aiutare la crescita, lo sviluppo e l’occupazione.

Hanno preso parte e sono intervenuti al convegno, oltre alle due presidenti dell’Assemblea legislativa e della Giunta regionale, Donatella Porzi e Catiuscia Marini, il professor Luciano Vandelli dell’Università di Bologna, il professor Massimo Luciani dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, l’assessore regionale alle riforme Antonio Bartolini, i consiglieri regionali Attilio Solinas (misto-MDP, presidente della Commissione consiliare Sanità e Servizi sociali) e Roberto Morroni (FI, presidente del Comitato per il controllo e la valutazione). Ha coordinato i lavori Marco Lucio Campiani (presidente del Centro Studi Giuridici e Politici).

INTERVENTI
Donatella PORZI (presidente Assemblea legislativa): “Quello di oggi rappresenta un  importante appuntamento nel cammino che l’Umbria ha già iniziato a fare, insieme ad altre Regioni, e che ci condurrà a chiedere al Governo maggiore autonomia. Un lavoro iniziato con il documento approvato dalla Giunta regionale e proseguito in Assemblea legislativa, dove il dibattito tra maggioranza e opposizione ha arricchito il documento iniziale che ci aiuterà a creare una nuova pagina della storia, politica e istituzionale, dell’Umbria. Una maggiore autonomia su temi nei quali l’Umbria è decisamente con le carte in regola, come beni culturali, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione e istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare, ha un grande valore politico e istituzionale, soprattutto perché si tratta di elementi strategici per il futuro della nostra regione e dove potranno arrivare risultati tangibili. Tra le questioni da definire assume particolare rilievo quale tipo di competenza verrà trasferita alla Regione da parte del Governo per ciascuna materia oggetto dell'intesa. SARÀ IMPORTANTE SVOLGERE RIFLESSIONI APPROFONDITE E VALUTARE L'OPPORTUNITÀ DI OTTENERE ANCHE COMPETENZE LEGISLATIVE CHE IN FUTURO POTREBBERO RIVELARSI UTILI, SOPRATTUTTO PER UN COMPIUTO SVOLGIMENTO DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE. Fra le competenze complementari, in materia di ‘Coordinamento della finanza pubblica e acquisizione delle entrate’, la risoluzione dell'Assemblea individua il superamento del centralismo della finanza pubblica e punta all'attribuzione di una più ampia autonomia finanziaria. Per le future nuove competenze che le Regioni assumeranno bisognerà prestare particolare attenzione all'aspetto perequativo. Infatti, se le Regioni tratterranno una quota sempre maggiore del gettito fiscale dei propri territori si presenterà il rischio di compromettere quei trasferimenti di natura perequativa di riequilibrio tra i territori più ricchi e quelli che garantiscono meno reddito. Pertanto il tema del trasferimento di competenze alle Regioni dovrà essere valutato nel suo complesso e non dal punto di vista di una singola regione. Gli elementi di redistribuzione consistenti nella compartecipazione al gettito dei tributi erariali ed i trasferimenti di natura perequativa stabiliti (art. 119 della Costituzione) dovranno continuare ad essere applicati per evitare che l'attuale standard di erogazione dei servizi possa comportare una maggiore spesa pro capite”.

CATIUSCIA MARINI (presidente della Regione Umbria): “La nostra scelta come Umbria ha l’obiettivo di rafforzare strumenti e poteri della Regione in quelle materie che sono centrali per lo sviluppo della regione: il servizio sanitario nel suo insieme, il patrimonio storico artistico, quello che abbiamo chiamato ‘la grande bellezza’, del paesaggio, dell’ambiente naturale e dei beni culturali. Poi anche la filiera della cultura e dell’alta formazione e infine quello che ci serve per superare difficoltà come il gap infrastrutturale. POTREMMO, ATTRAVERSO I POTERI DIFFERENZIATI DERIVANTI DALL’ACCORDO CON IL GOVERNO, AUMENTARE LA NOSTRA AUTONOMIA DECISIONALE ANCHE LEGISLATIVA OLTRE CHE DI PROGRAMMAZIONE E DI RISORSE FINANZIARIE, SEMPRE IN COORDINAMENTO CON LO STATO, MA FACENDO POLITICHE DA SOLI E CON UNA MAGGIORE FOCALIZZAZIONE SUI FABBISOGNI DEL TERRITORIO. Ciò significa dare risposte più rapide e efficienti, aiutare le imprese che sono sul territorio, fare scelte strategiche autonome e non necessariamente connesse al coordinamento con tutte le altre Regioni italiane. Questa di Umbria e Marche è un’iniziativa originale perché tiene insieme due Regioni che hanno saputo lavorare insieme sul servizio sanitario, sulle infrastrutture, sulla realizzazione della Quadrilatero, e oggi sui temi della ricostruzione post sisma, quindi mettere a disposizione una capacità di autogoverno può aiutare la crescita, lo sviluppo e l’occupazione di questa terra”.

LUCIANO VANDELLI (Università di Bologna): “Siamo in un momento nuovo, in cui si aprono delle possibilità interessanti. Dopo anni in cui la crisi era stata accompagnata da un robusto riaccentramento a favore dello Stato e dopo la bocciatura della riforma costituzionale del 2016, oggi LE PROSPETTIVE DEL REGIONALISMO SONO AFFIDATE AL COSIDDETTO ‘REGIONALISMO DIFFERENZIATO’, VALE A DIRE CHE CIASCUNA REGIONE HA LA POSSIBILITÀ DI CHIEDERE ALLO STATO UN RICONOSCIMENTO DELLE PROPRIE PECULIARITÀ OTTENENDO DELLE COMPETENZE CONFORMI ALLE PROPRIE ESIGENZE E AI PROPRI INTERESSI. Per esempio l’Umbria ha avanzato un progetto importante che comincia sull’area di competenza individuata come ‘grande bellezza’, ovvero la grande ricchezza del territorio e la valorizzazione del grandissimo  patrimonio naturale e storico, con risorse e competenze adeguate a una gestione più avanzata, più razionale e più innovativa”.

Attilio SOLINAS (Misto/Mdp – Presidente Terza Commissione): “Da questo tema, basato sostanzialmente sull’auspicio di una maggiore autonomia, traspare una certa incoerenza di quella parte politica che si trovò ad appoggiare la riforma ‘Renzi-Boschi’. Incoerenza anche da parte di chi ha sempre appoggiato la nascita delle Macroregioni come risposta ad una maggiore efficienza ed efficacia istituzionale. QUESTA INIZIATIVA AVREBBE SENSO SOLTANTO SE LA REGIONE POTESSE DISPORRE DI UNA MAGGIORE AUTONOMIA FISCALE, CHE PORTEREBBE AL REPERIMENTO DI RISORSE DA SPENDERE IN CONCRETE RIFORME STRUTTURALI E FUNZIONALI. I vari Governi centrali che si sono succeduti negli ultimi anni hanno dato vita ad un progressivo taglio di risorse verso le regioni e non solo in ambito sanitario e sociale, ma anche a livello infrastrutturale e nei trasporti dove servirebbe una migliore pianificazione nazionale. Insieme ad un potenziamento della macchina regionale, in termini di personale qualificato ad ogni livello, andrebbero previste maggiori risorse soprattutto per gli enti locali che continuano a rappresentare, sul territorio, un volano economico di grandissima rilevanza. Una maggiore autonomia comporta scelte oculate ed una programmazione partecipata a 360 gradi. Sono pienamente favorevole invece al riconoscimento di una maggiore autonomia per quanto attiene le azioni legate alle calamità naturali, a partire dai terremoti. Penso che la Regione, come avvenne per l’evento sismico del 1997, debba svolgere un ruolo primario e da protagonista. In questo caso il centralismo statale è da giudicare in maniera negativa”. 

Roberto MORRONI (FI - presidente del Comitato per il controllo e la valutazione): “La Regione Umbria si trova alla vigilia dell’apertura di una fase estremamente importante di trattativa con il Governo nazionale per nuove forme di autonomia regionale. si aprono le porte ad una nuova stagione del regionalismo. UN REGIONALISMO CHE SAPPIA ESSERE MATURO, CONSAPEVOLE E CHE RAPPRESENTA ANCHE LA STRADA ALTERNATIVA DINANZI A DUE RISCHI CHE SI PROFILANO ALL’ORIZZONTE: DA UNA PARTE UN CENTRALISMO SEMPRE PIÙ ANACRONISTICO E NON PIÙ IN LINEA CON LE ESIGENZE PROPRIE DI UNO STATO MODERNO; DALL’ALTRA IL VELLEITARISMO DI UN LOCALISMO CHE SAREBBE DEL TUTTO STERILE E FUORI DALLA SINTONIA DEI TEMPI CHE VIVIAMO. Bisogna puntare ad un regionalismo maturo e consapevole al quale l’Umbria si presenta con una proposta di risoluzione importante e forte, frutto di una convergenza tra maggioranza ed opposizione. Il nostro gruppo politico ha contribuito in maniera decisiva alla proposta definitiva del documento di indirizzo, che rappresenta la piattaforma di trattativa che la Regione imposterà con il Governo, in quanto abbiamo emendato con punti qualificanti la proposta originaria della Giunta regionale. I nostri emendamenti guardano a due obiettivi: quello dello sviluppo economico e della coesione sociale. Le tre grandi tematiche che abbiamo introdotto riguardano il commercio con l’estero; l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica; la previdenza complementare ed integrativa”. 

 

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