PERUGIA - Fa molto male a chi opera da oltre due decenni nel settore della sicurezza nei luoghi di lavoro osservare giorno dopo giorno come l’epigrafe delle morti bianche nel nostro Paese continui ad appesantirsi, afferma in un comunicato l'ing. Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering.

Fa stare ancora peggio, poi, quando ci si rende conto che rispetto allo scorso anno i decessi sul lavoro nei primi sei mesi dell’anno sono in aumento del 17 per cento (erano 218 le vittime a giugno dello scorso anno. Quest’anno la cifra è salita a 255). Un incremento non correlato certo ad una ripresa occupazionale. Anche stando al Bollettino di Bankitalia di qualche giorno fa “risulterebbe ancora modesta la creazione di nuovi posti di lavoro".

Come dire: oltre al danno, anche la beffa. Si lavora sempre meno ma si muore di più. Un sillogismo poco logico e molto tragico innanzi al quale non è possibile rimanere immobili. In ogni caso non possono stare a guardare tutti gli attori che dovrebbero operare per la diffusione della cultura della sicurezza e per la concretizzazione delle normative in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Perché la vita di ogni lavoratore pesa. Pesa innanzitutto sui familiari che hanno perduto un proprio caro ma anche sull’impresa; specie su quelle medio piccole. C’è infatti la tragedia di un amico e collega ma anche le inevitabili difficoltà aziendali nel sostituire un lavoratore che spesso ha un’esperienza difficilmente reperibile nell’immediatezza. Sono infatti i quarantenni e i cinquantenni i lavoratori maggiormente coinvolti quando si parla di morti bianche. Per la precisione il 46,2 per cento di tutti i decessi registrati nel primo semestre del 2011.

Appare chiaro che l’emergenza non possa consentire alcun abbassamento della guardia in primis da parte delle istituzioni che dovrebbero diventare i primi ambasciatori di sicurezza nel mondo imprenditoriale italiano, non solo sul piano legislativo, che comunque appare esaustivo, quanto piuttosto sul fonte degli sgravi fiscali ad esempio.

Incentivando, dunque, anche le realtà produttive minori ad investire in sicurezza. Anche questo può diventare uno strumento prezioso per contrastare le morti nei luoghi di lavoro. Insomma è necessario lavorare sulla prevenzione specie se l’esito finale di un mancato adempimento è la fine di un’esistenza o un grave infortunio.

Altrettanto prioritario poi deve essere l’inserimento di un ulteriore tassello nel mosaico della sicurezza: i controlli degli enti preposti alla vigilanza nei luoghi di lavoro. Le verifiche devono essere costanti e, soprattutto, le sanzioni devono essere applicate. Rimane inoltre l’annoso problema della mancata informazione e formazione dei lavoratori con particolare riferimento ai comportamenti sicuri da adottare. Perché lavorare in un’ottica lassista aiuta solo a morire e a favorire le aziende che non investono in sicurezza. 

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