La famiglia Cinaglia ha investito ad Agello: in arrivo anche impianto per legumi e molino - Macchinari di ultima generazione e una struttura innovativa pensata per accogliere ospiti

(AVInews) – Magione, 3 ott. – Chiamarlo solamente frantoio non rende l’idea di cosa sia il Cm Centumbrie di Agello, in località Osteria San Martino, nel comune di Magione. Un luogo di lavoro e produzione, ovviamente, in cui sono impiegate 15 persone, ma anche un posto dove è possibile degustare, studiare e amare l’olio e dove la bellezza regna sovrana. A struttura ormai terminata e con le linee produttive già attive, l’investimento della famiglia Cinaglia è stato adesso presentato a esperti, stakeholder e associazioni di categoria, giovedì 3 ottobre. Presenti all’evento anche il sindaco di Magione Giacomo Chiodini e l’assessore comunale Eleonora Maghini. Gli ospiti sono stati accolti dall’ingegnere Michele Cinaglia, dalla moglie Marilena Menicucci, dai figli Miriam e Giovanni, e da tutto lo staff dell’azienda tra cui il direttore generale Sergio Rutili, il direttore commerciale Giulia Trifu e il procuratore della famiglia per la realizzazione delle opere Sauro Scota.

Una storia di amore per la propria terra. “Io sono nato a Lisciano Niccone e tanti anni fa sono emigrato a Roma – ha commentato con emozione l’ingegnere Cinaglia, presidente e fondatore del gruppo internazionale Engineering –. Ora sono voluto tornare qui, per amore della mia terra. Io lavoro nel campo dell’informatica e faccio, quindi, un mestiere che è un po’ evanescente; allora, ho voluto esaudire un mio desiderio: mettere gli ulivi che sono piante che durano mille anni. E l’ho voluto fare nel migliore dei modi, per produrre cose sane”. “Quello che è stato realizzato – ha dichiarato il sindaco Chiodini – è un progetto interessantissimo, che riqualifica questa zona artigianale, che punta sui nostri prodotti tipici e che lo fa con grande innovazione. Dobbiamo ringraziare Michele Cinaglia, un imprenditore italiano importante che ha deciso di investire su questo territorio”. “Il nostro intento – ha voluto sottolineare il dg Rutili – è stato quello di creare un’area che potesse essere vissuta in pieno, che potesse accogliere nel migliore dei modi i suoi ospiti, facendogli degustare i nostri oli mentre osservano come vengono prodotti. Tutto verte sul concetto di territorio, inteso non solo come luogo geografico, ma come un insieme di storia, cultura e origini. Quelle stesse origini che hanno fatto sì che la famiglia Cinaglia tornasse a investire nel Trasimeno”. Proprio in tal senso, è stata svelata l’intenzione dell’azienda di devolvere nel tempo, d’intesa con il Comune di Magione, parte dei profitti in iniziative benefiche e di interesse sociale.

Come si presenta la struttura. Già osservandola dall’esterno, la struttura si presenta con linee estremamente moderne ma perfettamente inserite nel paesaggio rurale grazie all’utilizzo di acciaio Corten. Varcato l’ingresso non ci si ritrova subito nelle sale di lavorazione, ma si è accolti da vasti ambienti, anche all’aperto, caldi ed eleganti, arredati con cura, il tutto con un design, anche in questo caso, molto innovativo. Innovazione che si ritrova poi, ai massimi livelli, nel cuore pulsante della struttura, nei laboratori dove le olive vengono ricevute e poi lavorate. “Il frantoio è di ultima generazione e opera a freddo – ha spiegato Luca Mencaglia, responsabile produzione e qualità –. La produzione è diversificata in due linee: a due e tre fasi. I macchinari che utilizziamo sono realizzati dai migliori costruttori e ciò garantisce la massima qualità del prodotto finale e un utilizzo minimo di acqua. Con le tecnologie che abbiamo oggi, non è possibile consumare meno acqua di così”.

Le novità del 2020. Il frantoio Cm Centumbrie si erge su una superficie di circa mille metri quadrati e ai suoi lati stanno sorgendo, su ulteriori mille metri quadrati, altre due strutture Cm che saranno dedicate alla lavorazione di legumi e cereali. “Entro primavera – ha annunciato Rutili – porteremo a termine queste attività di filiera a chilometro zero. Un impianto sarà destinato alla pulizia e al confezionamento dei legumi; l’altro, il molino, alla produzione di farine e alla panificazione. Abbiamo qui attorno aziende agrarie con 140 ettari di terreni dove coltiviamo, appunto, legumi, cereali e olive. Abbiamo anche recuperato vecchi uliveti abbandonati. Questa filiera chiusa ci permette, quindi, di valorizzare il tutto”.
Nicola Torrini
 

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