da Calcio Romantico.

La Svezia è in vantaggio 1-0 grazie a un gol di Sjöberg, siamo trenta secondi oltre il 45′ e il fischio che sancirà la fine del primo tempo è atteso da un momento all’altro, quando Toninho Cerezo, dalla destra, crossa a rientrare verso il secondo palo dove appare Reinaldo che stoppa con eleganza, anticipando il suo avversario diretto, e mette dentro sull’uscita del portiere svedese Hellström. L’attaccante verde-oro alza il braccio destro e chiude il pugno per festeggiare la rete, come fa sempre quando segna con la maglia dell’Atletico Mineiro. Un gol ai Mondiali non è una cosa che accade tutti i giorni e forse per questo Reinaldo alza poco dopo anche l’altro braccio e corre a cercare i compagni, ma chi lo conosce sa bene che quel gesto del pugno destro chiuso vuole ricordare quanto fecero i Black Panthers Tommie Smith e John Carlos dieci anni prima sul podio della gara dei 200 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico.
La partita va avanti, termina 1-1 e passa agli annali perché l’arbitro gallese Thomas fischia la fine del match mentre la palla, colpita di testa da Zico sugli sviluppi di un corner, sta varcando -o forse ha già varcato- la linea di porta: il 45′ della ripresa è appena scoccato ed evidentemente il fischietto britannico vuole evitare che anche la seconda rete brasiliana arrivi nel corso dei minuti di recupero…

Va avanti, non molto, anche il Mondiale di Reinaldo: novanta minuti nello 0-0 contro la Spagna -a sua volta famoso, almeno in terra iberica, per l’incredibile non-gol di Cardenosa- e poi tanta panchina per le non perfette condizioni fisiche con un’altra sola apparizione, nella ripresa della finalina contro l’Italia a cui i verde-oro sono stati costretti dalla “marmelada peruana”.
Più che plausibile, comunque, che l’accantonamento del’attaccante dell’Atletico Mineiro non dispiaccia alle alte sfere. In Brasile dal 1964 c’è una dittatura militare e, poco prima della partenza per il Mondiale argentino, Ernesto Geisel in persona, il generale che in quel momento riveste la carica di presidente, ha detto a Reinaldo qualcosa come «noi ci occupiamo di politica, lei si occupi di giocare al calcio». Un riferimento a dichiarazioni rilasciate in precedenza dall’attaccante della nazionale?[1] O un avvertimento bello e buono, che fa da cornice agli ostacoli di vario genere che l’attaccante, dal 1971 al 1985 legato all’Atletico Mineiro, ha dovuto affrontare nel corso della sua carriera sportiva?

Nato a Ponte Nova nel 1957, José Reinaldo de Lima entra in prima squadra a soli sedici anni. I bianconeri di Belo Horizonte hanno conquistato nel 1971 il primo campionato nazionale della storia del calcio brasiliano e sei anni dopo sembrano sulla strada giusta per bissare il titolo: Gruppo F della prima fase, Gruppo L della seconda fase e Gruppo T della terza fase superati concedendo agli avversari solo due pareggi, semifinale di andata col Londrina vinta in scioltezza. Reinaldo, nonostante la giovane età, di quella squadra è già la stella, ha giocato 18 dei 19 incontri fin lì previsti e ha segnato 28 gol. Gli ultimi tre, tra l’altro, nel 4-2 al Londrina del 26 febbraio 1978 (eh sì, il Brasileirão è del 1977, ma è iniziato solo a ottobre e con 62 squadre iscritte sforare è più che normale).
Un giorno prima della semifinale di ritorno, però, il Tribunale Speciale della CBD, la federazione brasiliana, decide di squalificarlo per quattro turni per aver mollato uno schiaffo in faccia a un avversario nel match Fast Club-Atletico Mineiro, giocato il 1° febbraio. Il problema è che Reinaldo in quell’incontro è stato espulso e un turno di sospensione l’ha già scontato, nel match contro il Botafogo, valido come terzo turno dei cinque previsti per il Gruppo T e finito, non a caso, 0-0. Poi l’attaccante è tornato regolarmente in campo nelle successive tre partite contro America, Bahia e Londrina. Morale, se la decisione fosse stata presa a tempo debito, l’attaccante sarebbe a disposizione per retour match col Londrina e per la più che probabile finale da giocare in partita unica. Perché allora questo intervento ritardato?
Perché nella stessa riunione il Tribunale Speciale commina quattordici mesi di sospensione a Serginho Chulapa, goleador del São Paulo, l’altra probabile finalista, visto il 3-0 con cui nel match d’andata ha liquidato l’Operario di Campo Grande.[2] Insomma, la squalifica di Reinaldo sembra un modo poco ortodosso per rimettere la finale in equilibrio o quasi. Che poi nel match del 5 marzo 1978 il São Paulo riesca ad arrivare indenne alla fine dei supplementari e a battere ai rigori l’Atletico Mineiro è un’altra storia.

Come si suol dire, però, tre indizi fanno una prova e le cose che accadono nella finale di ritorno del Brasileirão del 1980 e nello spareggio tutto verde-oro per l’accesso alle semifinali della Copa Libertadores del 1981 lasciano intendere quanto un successo sportivo dell’Atletico Mineiro e di Reinaldo sarebbe malvisto dalla Federazione e, immaginiamo, anche dai militari ancora al potere.
In entrambi i casi c’è di mezzo il Flamengo e una notevole quantità espulsioni. Iniziamo dalla sfida del 1° giugno 1980 al Maracanã. L’Atletico Mineiro ha vinto 1-0 la finale di andata del Brasileirão, gol ovviamente di Reinaldo. Per una regola un po’ sui generis che premia, a parità di gol totali, la squadra che è andata meglio in semifinale al Flamengo basta vincere con un gol di scarto il ritorno.[3] La partita è vibrante e le emozioni si susseguono: Nunes porta subito in vantaggio i padroni di casa, un tiro di Reinaldo leggermente deviato sigla il pareggio un minuto dopo, Zico verso la fine del primo tempo fa 2-1, poi al 66′ su cross dalla sinistra di Toninho Cerezo Reinaldo interviene sotto misura, segna di nuovo e alza per la seconda volta nella serata il pugno chiuso al cielo. Basta così, deve aver pensato l’arbitro Aragão che, appena tre minuti dopo, mostra il rosso diretto a Reinaldo, reo di aver leggermente ostacolato la ripresa del gioco, roba massimo da giallo per intenderci. In campo scoppia un «tumulto generalizado», per dirla con le parole del commentatore brasiliano, poliziotti, cronisti e fotografi entrano sul terreno di gioco, entrano anche tecnico e massaggiatore del Mineiro che ovviamente vengono espulsi da Aragão prima che il gioco riprenda. Anche se con fatica, la partita ricomincia e Nunes approfitta subito dello smarrimento degli avversari segnando il definitivo 3-2, poi -tanto per gradire- il direttore di gara durante il recupero espelle altri due calciatori del Mineiro, Chicão e Palhinha…

L’arbitro Wright comincia la sua danza delle espulsioni. Da notare l’erba del campo di Goiania tagliata in modo da ricordare una tenda da cucina

Il secondo match è, invece, datato 21 agosto 1981, si gioca sul campo neutro di Goiania e dura solo 37 minuti, quanto basta affinché l’arbitro Wright, brasiliano anch’egli, nonostante la partita sia valida per la Libertadores, cacci cinque giocatori dell’Atletico Mineiro. Il primo è ovviamente Reinaldo che al 22′ viene espulso per un normale fallo di gioco sul portatore di palla che con un’accelerazione lo ha lasciato sul posto. Il secondo rosso è poi un capolavoro: un altro degli uomini simbolo dei bianconeri, Eder, viene allontanato dopo aver accidentalmente colpito il direttore di gara nel tentativo di battere velocemente una punizione. Da lì in poi è solo farsa con l’allenatore del Mineiro, Cardoso, che entra in campo per provare a fare giustizia da sé e Wright che, nella confusione, trova delle ragioni per espellere Chicão e Palhinha, anche in questo caso allontanati in contemporanea. Dopo il quinto rosso, riservato al portiere Leite che non mostra intenzione di alzarsi, il match viene sospeso perché dell’Ateltico in campo ne sono rimasti solo sei. Il Flamengo avrà vittoria a tavolino e sfrutterà alla grande l’occasione andando a vincere la coppa.

Alla luce di tutto questo, sembra naturale che a fine carriera, nel suo palmares personale, Reinaldo potrà vantare una caterva di gol, 275 in 525 partite ufficiali con la maglia dell’Atletico Mineiro, ma solo vittorie nel campionato statale, ben otto tra il 1976 e il 1985. E, purtroppo, sembra ancor più automatico che, con la scusa del riacutizzarsi di un infortunio, Telê Santana non lo convocherà per il Mondiale del 1982.
Ma oltre le “disavventure” sportive e le occasioni sfumate sul più bello e spesso non per demeriti propri, nella mente di Reinaldo rimangono anche le offese personali ricevute nel corso della carriera. Alla rivista Placar nel 2012 dichiara che, dopo la sua presa di posizione pubblica contro la dittatura alla vigilia di Argentina ’78,

il corpo fascista del paese cominciò a minacciarmi. Non solo moralmente, ma molestandomi in tutti i modi. Dicevano che ero “cachaceiro, maconheiro, viado”. Si inventarono che ero gay perché ero amico del giornalista radiofonico Tutti Maravilha. Un linciaggio morale. Io non avevo un partito, un sindacato, nulla. Fui massacrato e lasciato solo

Una volta appese le scarpe al chiodo, Reinaldo alla politica ci si è dedicato davvero e, con buona pace del “consiglio” datogli da Geisel a suo tempo, è stato anche deputato del Partito dei Lavoratori. Adesso ha più di sessanta anni e in rete si ritrovano immagini che lo ritraggono mentre ripete quel suo gesto di esultanza che lo aveva reso famoso a fine anni Settanta. Ma forse questo è un ulteriore elemento che rende l’esperienza sportiva e allo stesso tempo politica di Reinaldo ancor più solitaria: oggi, a vedere un ex giocatore brasiliano col braccio alzato e il pugno chiuso, i più penseranno «Chi è questo giocatore che imita il gesto del Magrão Socrates?»

federico

Fonti:
Reinaldo: O Rei do Mineirão. L’antieroe del calcio brasiliano, Zona Cesarini
Na Copa de 78, o ‘conselho’ do ditador Geisel ao artilheiro Reinaldo, zonacurva
Atlético x Londrina: duelo marcou recorde de Reinaldo e precedeu tragédia no Brasileiro-77, hojeemdia
Mitos sobre o Campeonato Brasileiro de 1977, jogos do São Paulo

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[1] R. Brizzi, N.Sbetti, Storia della Coppa del Mondo 1930-2018 riporta le seguenti dichiarazioni: «il popolo brasiliano auspica fortemente un ritorno alla democrazia […] il governo si serve dei giocatori come di armi politiche»
[2] Serginho Chulapa, decisivo quanto il collega Reinaldo visti i 18 gol in 16 partite fino a quel momento, ha aggredito un guardalinee nel match contro il Botafogo di Ribeirão Preto del 12 febbraio 1978, lo stesso giorno in cui Reinaldo sconta la sua giornata di squalifica
[3] Risultati delle semifinali: Atletico Mineiro-Internacional Porto Alegre 1-1, 3-0; Coritiba-Flamengo 0-2, 3-4

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