E’ stato fatto proprio dalla seconda Commissione consiliare permanente (presieduta da Giampiero Fugnanesi), dopo alcune modifiche apportate dalle diverse forze politiche, la mozione inizialmente presentata dal consigliere del Prc Luca Baldelli avente ad oggetto “la necessità di una profonda rivisitazione e riforma della struttura del Patto di stabilità a beneficio degli Enti locali”. Nel corso dell’ultima seduta la Commissione ha infatti approvato all’unanimità il documento che adesso dovrà passare al vaglio del Consiglio provinciale con il quale “si impegna la Giunta ad intraprendere un percorso rapido ed efficace, di concerto con gli altri Enti e le altre istituzioni, al fine di ottenere dal Parlamento, in un margine di tempo ragionevole, una riforma radicale del Patto di stabilità”.

“Il Patto – si legge nella mozione - è, da anni, lo strumento principale al quale il legislatore ha affidato la gestione di obiettivi e vincoli di finanza locale, alla luce degli impegni derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Tale sistema, pur con intervenuti mutamenti rispetto alla disciplina applicativa, non è stato sostanzialmente modificato nel suo impianto complessivo, continuando a prevedere per gli Enti locali il controllo dei saldi finanziari e per le Regioni quello delle spese finali. Tale indirizzo, tutto improntato al fondamentalismo monetarista e recessivo, responsabile principale della crisi economica mondiale, è arrivato ad informare di sé anche la Costituzione, con l'inserimento in essa, in seguito al varo della Legge costituzionale n. 1 del 20 aprile 2012, del principio del pareggio di bilancio (art. 119 della Costituzione, riformulato)”.

Nel documento si fa notare come il Presidente del Consiglio Enrico Letta, nel suo discorso di insediamento, abbia manifestato chiaramente l'intento di sottoporre a profonda revisione il meccanismo del Patto di stabilità, con la preoccupazione di ridare fiato sia alle Amministrazioni pubbliche, ovviamente quelle virtuose, sia alle piccole e medie aziende, fornitrici di beni e servizi alla P.A., introducendo in tal modo un significativo elemento di novità. Per quanto concerne l'anno 2013, si legge ancora nella mozione, il Patto di stabilità è stato esteso, anche ai Comuni con popolazione compresa tra i 1001 e i 5000 abitanti, alle Aziende speciali e le Istituzioni (ai sensi dell'Art. 25, comma 2, del D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, ad eccezione di quelle che gestiscono servizi socio -assistenziali, educativi, culturali e delle farmacie) e agli Enti locali commissariati per fenomeni di infiltrazione di tipo mafioso.

“In previsione del fatto – recita il documento - che nel 2014 saranno assoggettate al Patto anche le Unioni di Comuni formate da Enti con popolazione inferiore ai 1000 abitanti, rilevato che per le Province (Enti in gran parte a finanza derivata, senza rilevante autonomia impositiva) il Patto di stabilità si traduce in una vera e propria giugulazione economica, con meccanismi di calcolo oltremodo penalizzanti e nessun regime premiale per quegli Enti che, in maniera costante e continua nel tempo, rispettano i parametri fissati dalla Legge; resosi evidente il fatto che, in presenza di tali disposizioni, le Province e gli Enti locali si trovano nella paradossale situazione di avere denari in cassa e non poterli spendere, non offrendo così le dovute risposte a bisogni anche primari, dall'edilizia scolastica alla buona manutenzione della rete viaria fino ai servizi socio-assistenziali e al pagamento alle imprese delle somme dovute per opere pubbliche e servizi effettuati (capitolo questo particolarmente pesante, per le ricadute sociali che esso comporta); la seconda Commissione impegna la Giunta provinciale a intraprendere un percorso al fine di ottenere dal Parlamento una riforma radicale del Patto di stabilità che, senza dare la stura a gestioni allegre dei denari pubblici, ma mantenendo ferma la barra dell'efficacia e della riqualificazione della spesa pubblica complessiva punti a escludere i piccoli Comuni, fino a 5000 abitanti, dai vincoli del Patto di stabilità ed a scorporare dal computo del Patto di stabilità, a beneficio delle Province degli altri Enti interessati, almeno le spese destinate a edilizia scolastica, trasporti, viabilità e interventi nel sociale di particolare rilevanza.

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