di Massimo Torelli

Così rispondo alla proposta di Anna Falcone e Tomaso Montanari per una lista civica e di sinistra che sia un’Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza.
L’uguaglianza e la democrazia sono i due grandi temi che Anna e Tomaso pongono al centro della loro proposta che guarda innanzitutto alle parti più sofferenti della società, ai giovani, a chi si è ritratto ormai anche dalla partecipazione al voto.
Hanno ragione. L’uguaglianza è infatti la condizione per la democrazia e la democrazia deve aspirare all’uguaglianza, battersi per essa. Di ciò si è nutrita la modernità e si sono alimentati le sinistre e i movimenti che l’hanno riempita di diritti umani e sociali. Purtroppo non è così da tempo.
Disuguaglianza e governabilità si sono sostituiti nel pensiero unico che ha piegato e distorto la modernità sempre più verso la barbarie. Guerre e terrorismo. Svalorizzazione del lavoro e xenofobie. Privatizzazioni e mercificazione dei beni comuni e dell’umano e devastazione del Pianeta. Arbitrio ed imperio. Queste sono le cifre della nostra epoca.
E la politica muore con il morire di democrazia e uguaglianza. Si riduce a pura esecuzione del pensiero unico in un balletto, sull’orlo del baratro, tra stabilità e instabilità e tra oligarchie e populismi. Questo è ciò che viviamo in questa Europa, vecchia e incattivita, per citare anch’io le parole del Papa, che alza muri contro i migranti, perseguita la Grecia, condanna una generazione alla marginalità. Questo è ciò che viviamo in Italia, alternandosi nel praticarli governi di centrodestra e centrosinistra e risultando gli stessi 5stelle figli del pensiero unico liberista.
Una lista di civiltà, che ridia dignità all’indignazione rispetto alle ingiustizie e rispetto a fenomeni di inciviltà dilaganti nel nostro paese, di civiltà perché è importante dare voce a chi vuol «restare umano», non girando lo sguardo di fronte all’immagine chi muore nel nostro mare Mediterraneo o di chi reclama la libertà di armarsi o politiche securitarie folli.
E di Anna e Tomaso ho apprezzato il loro riferimento forte all’attuazione della Costituzione e al popolo del No del 4 dicembre. Non è un riferimento di marketing, è una strada su cui lavorare, sempre più necessaria visto il mancato rispetto del voto del 4 dicembre, lo scippo del referendum sui voucher e questa brutta legge elettorale che sta venendo fuori. Ma è anche una scelta di campo forte, una boccata di ossigeno rispetto a chi, come Pisapia, avendo sostenuto il SI vuole educare chi ha votato NO.
La prima risposta che avrei voluto dare era un semplice “Io ci sono, Noi ci siamo”. Ma serve un salto dal “vengo-ci sono” all’appuntamento di Roma del 18 giugno ad il “io ci sto” a mettermi a disposizione del progetto delineato. Mettersi a disposizione è fondamentale.
“Noi ci siamo” sono le tre parole di un tentativo generoso (percorso unitario del 2015) che purtroppo non fu coronato da successo Si può misurare dai ritardi e dalle difficoltà, assai cresciute, in cui siamo oggi l’errore fatto allora di non far vivere quel progetto. Allora preferisco dire “io ci STO”, come ci stanno le compagne e i compagni dell’Altra Europa con Tsipras. Per indicare che, singolarmente e collettivamente, ci dobbiamo stare in un contesto di chiarezza e trasparenza, partecipazione e inclusione. Il cammino va fatto e verificato da ciascuna e ciascuno di noi.
La chiamo volutamente proposta, e non appello, quella di Anna e Tomaso perché definisce l’ossatura di un progetto forte, su cui sviluppare un programma ampio e partecipato, ma anche per difenderla rispetto ad ostili improbabili acrobazie politiciste.
Ed è una proposta adatta per concorrere a elezioni importanti nel quadro europeo in cui nessun sistema politico, tranne forse la Germania, ha retto alla durezza delle scelte imposte. Le destre xenofobe si irrobustiscono e divengono il pretesto per nuove coalizioni neocentriste come in Francia e probabilmente in Germania. Per fortuna nascono anche sinistre e forze alternative che, pur diverse tra loro, sono accomunate dalla rottura radicale con le politiche liberiste e di austerità e con chi le ha portate avanti, popolari e socialisti. Si sta per chiudere un ciclo elettorale europeo ed in ballo c’è il futuro dell’Europa. Chi pensa ad esempio a un ministro delle Finanze europeo che faccia il guardiano del Fiscal Compact pensa una cosa inaccettabile. Abbiamo bisogno al contrario di tagliare il debito, uscire dalla austerità, promuovere cooperazione e non competizione in Europa, accrescere salari e diritti. E abbiamo bisogno di farla finita con la Troika. Abbiamo bisogno precisamente di uguaglianza e democrazia.
Ed è una proposta realistica: Anna e Tomaso ci propongono un grande impegno che chiede a tutti di rimettersi in discussione, di essere generosi, di non riproporre ciò che è rovinosamente fallito e magari gli stessi che ne sono responsabili, che fa i conti con i limiti dei nostri mondi, non si ripromette di rifondare la sinistra del terzo millennio ma scommette su quello di importante e valido può emergere dalle mille realtà del nostro paese. Proviamoci.

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