di Guido Liguori.

Non è la prima volta che un Presidente del Consiglio è un semisconosciuto esecutore della volontà dei partiti che gli danno la maggioranza in parlamento: chi si ricorda del dc Giovanni Goria, che Forattini dipingeva senza volto proprio perché insignificante? Non è la prima volta che il Presidente del Consiglio è un professore universitario di una università privata e padronale, non eletto in parlamento ma con un curriculum che ne mostra l'internità agli equilibri più tradizionali: chi si ricorda di Mario Monti? Non è la prima volta che si decide la linea del governo in sedi non istituzionali: chi si ricorda dei "vertici di maggioranza"? È la prima volta, invece, che un governo promette la radicale riduzione degli scaglioni fiscali, vero è proprio mantra neoliberista e liberista: tutti diano allo Stato una stessa somma o quasi e poi guadagnino quanto possono e si arricchiscano quanto sanno. Un governo di destra, insomma, decisionista e profondamente ingiusto verso le classi sociali più svantaggiate. Un governo che aumenterà le diseguaglianze. Anche questo non è la prima volta, ma qui siamo di fronte all'annuncio di un vero salto di qualità. Resistere, resistere, resistere.

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