CITTA' DI CASTELLO - Questa pandemia ha stravolto il mondo, ha colto tutti impreparati a cominciare dalla classe dirigente e nella sua funesta marcia, ha rivelato il vero volto, la vera natura di tutti. Paghiamo il prezzo degli incoscienti tagli alla sanità voluti e fatti dal centrodestra. Ovunque, anche in Umbria, anche in Alta Valle del Tevere. Da circa due settimane come Articolo Uno ci siamo impegnati a monitorare l’emergenza e le scelte fatte per fronteggiarla senza strumentalizzazioni ma al solo scopo di dare un contributo nel rispetto dei ruoli. Abbiamo rivolto decine di domande ad amministratori locali e regionali senza avere ancora risposte da chi ha il compito istituzionale di darle. Eppure mentre assistiamo al deprimente spettacolo del protagonismo a tutti i costi e dell’informazione negata anche dagli stessi addetti ai lavori, i numeri di questa guerra al covid-19 ci dicono che se a livello nazionale si va verso un appiattimento della curva dei contagiati in Alta Valle del Tevere la curva continua a salire e, purtroppo, anche quella dei morti. Nove, 9, i positivi a Città di Castello nella giornata di ieri venerdì 3 marzo, più di quanti risultati positivi a Terni città che ha circa tre volte gli abitanti della cittadina tifernate che guida la triste classifica dei territori più esposti e più falcidiati dal Covid-19. Comunicare meno e meglio, senza menar il can per l’aia.

Per brevità del discorso, alquanto scettici sulla voglia e sulla capacità di informarsi dei quadri di vertice preposti a condurre questa battaglia, in attesa delle risposte alle domande di dieci giorni fa, ne rivolgiamo altre molto più urgenti e speriamo che lo stesso facciano anche altre organizzazioni politiche e tutti gli organi di informazione.

1° domanda. Perché la situazione di Città di Castello è così tragica?

2° Quanti tamponi sono stati fatti, giorno per giorno, nell’ultima settimana? Ed è vero che non vengono effettuati tutti i giorni?

3° Sono stati monitorati prima gli operatori sanitari sia nell’ospedale che nel territorio, medici e farmacisti, e nelle residenze sanitarie assistite?

4° Quali sono i risultati dei tamponi effettuati? Ieri i consiglieri regionali Bori e Bettarelli del Pd hanno presentato una interrogazione alla Giunta. Speriamo che dopo la figuraccia rimediata con i respiratori polmonari e con il tampone rapido di un laboratorio privato la governatrice Tesei, la Chiagnona di Montefalco e la squadra degli otto veneti dell’assessorato si degni di rispondere e non faccia come in Alta Valle del Tevere.

5° Il personale sanitario sia all’ospedale che nel territorio è dotato del materiale protettivo necessario come tute e mascherine?

6° E’ stato fatto un monitoraggio delle aziende tessili del territorio per valutare un loro possibile impiego nella produzione di tale materiale?

7° A Perugia la Facoltà di Medicina ha numerosi validi docenti di virologia ed epidemiologia. Molti di loro sono impegnati ma non tutti. Non sarà il caso di chiedere un consulto a qualcuno di loro per analizzare le cause di questi ritardi e provvedere al meglio quanto prima? Oppure, facendo di necessità virtù, viste le mode del momento, suggeriamo il professor Andrea Crisanti epidemiologo di Padova. E’ bravo, è veneto, ha limitato i danni del covid 19 nei focolai della sua regione molto meglio che in Lombardia. Oppure chi volete voi decisori indecisi e confusi basta che sia uno dotato di una valida cultura epidemiologica. Queste sono domande ovvie e se volete banali. Ma sono le stesse domande che si pone l’Ordine dei Medici della Provincia di Perugia che ritiene eccessivo il numero di 112 contagiati solo tra gli operatori sanitari oppure i sindacati di categoria che denunciano le condizioni in cui sono costretti a lavorare i dipendenti ai quali non è garantita la necessaria protezione.

I Cittadini tifernati, ovviamente preoccupati della situazione, in questa forzata quarantena passano molto del loro tempo incollati alle tv per avere notizie. Siamo ben lungi dall’uscire dal tunnel ma, da quanto si apprende, in Alta Valle del Tevere il buio sembra essere più profondo che altrove. Comunicare non è inventare storie che rendano più gradevoli i fatti, non è approfittare dei problemi per mettersi in evidenza, per ottenere consensi.

Comunicare è soprattutto “mettere in comune” le risorse a disposizione, le soluzioni, le informazioni. E allora, se è vero questo, gli amministratori e i politici si impegnino ad organizzare al meglio il lavoro di chi pratica la sanità. I responsabili della sanità locale, commissari o direttori che siano, parlino di quello che succede, indichino i problemi e sollecitino soluzioni, diano le risposte che loro competono. Sono obbligati a farlo, lavorano in strutture pubbliche. Sono medici che hanno obblighi etici nei confronti dei pazienti ed in particolare nei confronti del personale sanitario. Amministratori e dirigenti sanitari. Battete un colpo, parlate. Ognuno secondo le proprie competenze senza protagonismi ed invasioni di campo. Ma certe risposte vanno date velocemente, anzi prima. Ne va della salute e della vita di tanti operatori sanitari e di tanti cittadini.

Articolo Uno Alta Valle del Tevere

 

Condividi