PERUGIA - Una festa per la comunità del quartiere di Monteluce e per l’intera città di Perugia, quella della riapertura al culto della chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta, risalente al secolo XIII, splendido scrigno di storia e di arte, avvenuta domenica 16 dicembre, dopo essere stata chiusa nel marzo 2017 a seguito dell’ultimo evento sismico. 

Una festa che “raddoppia”, perché avvolta dal clima delle imminenti festività natalizie, come ha detto il “padrone di casa”, il prefetto Claudio Sgaraglia, nell’intervenire all’incontro di presentazione dei lavori di consolidamento strutturale tenutosi dopo la celebrazione eucaristica di riapertura presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti. 
La proprietà della chiesa di Monteluce è del Ministero dell’Interno, facente parte del Fec, il Fondo edifici di culto, del quale fanno parte, come ha precisato lo stesso prefetto, 850 chiese italiane di cui 23 nella sola provincia di Perugia. 
Soddisfazione per la sinergia e la collaborazione di tutte le istituzioni prodigatesi per la conservazione e salvaguardia di questo importantissimo luogo di culto e di storia del capoluogo umbro, è stata espressa dal prefetto Sgaraglia e dal cardinale Bassetti.

Alla riapertura della chiesa sono intervenuti anche il segretario generale del Ministero dei beni e delle attività culturali, Giovanni Panebianco, la direttrice della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio dell’Umbria, Marica Mercalli, e il sindaco di Perugia Andrea Romizi. 

Il parroco don Nicola Allevi, nel dare il benvenuto di buon mattino (erano da poco trascorse le 9) a tutti i presenti (diverse centinaia di fedeli), che hanno gremito la chiesa in una gelida domenica di tardo autunno, ha esordito dicendo: «Il 16 dicembre 2018 la comunità di Monteluce rientra in casa sua e questo è per noi una grande gioia grazie all’iniziativa del Ministero dell’Interno e a quanti si sono adoperati nella realizzazione dei lavori necessari alla messa in sicurezza della chiesa».

All’interno la chiesa si presenta con una grande rete di nylon con tiranti di metallo posta all’altezza delle volte in protezione da eventuali distacchi di intonaco; mentre all’esterno è stato realizzato un ponteggio a protezione della facciata e controfacciata, in particolar modo del rosone. Queste opere sono state necessarie per permettere l’esecuzione del completamento dei lavori di consolidamento strutturale di parte delle volte interne, del tetto e del rosone, senza compromettere l’uso della chiesa. E’ stato proprio il distacco di parti di intonaco dalle volte che ha determinato, nel marzo 2017, l‘ordinanza del Comune di Perugia di chiusura al pubblico della chiesa.

Questi lavori, come è emerso dai vari interventi nel corso della loro presentazione, hanno richiesto del tempo non solo di procedure, come ha spiegato la soprintendente Mercalli, «ma abbiamo avuto delle precedenze di interventi per evitare una perdita irreparabile del patrimonio delle chiese distrutte nella Valnerina, la zona più colpita dal terremoto del 2016, che ha causato danni ingenti».

Il segretario generale Panebianco, legato alla città di Perugia, nel prendere la parola ha detto: «abbiamo restituito alla comunità questa bellissima chiesa, parte di un patrimonio storico-artistico unico al mondo, ma estremamente fragile che noi tutti abbiamo il dovere di custodire come cita l’articolo 9 della Costituzione. Da oggi i fedeli e tutti coloro che a vario titolo di fruizioni individuale, spirituale e turistica possono accedere in sicurezza in questo luogo e il nostro impegno è quello di fare il possibile affinché i lavori definitivi si realizzino da qui a poco senza compromettere il suo uso».

Visibilmente commosso il sindaco Romizi, che ha ricordato: «Questo luogo è da sempre una parte importante della nostra città, un luogo nel quale tutti noi e i nostri antenati si sono ritrovati in tante occasioni di gioia e di dolore (la chiesa era adiacente alla sede dello storico Policlinico Santa Maria della Misericordia, n.d.r.), in una dimensione profondamente intima e comunitaria. Un luogo che non poteva non essere restituito al quartiere di Monteluce che sta rivivendo un momento di grande speranza con l’avvio di diversi cantieri e con la presenze di diverse attività pubbliche e private di interesse sociale». 

Alle parole del primo cittadino hanno fatto da eco quelle del parroco don Nicola: «E’ un momento di grande speranza per la nostra Monteluce con la sua “piazza” che piano piano sta prendendo forma con i nuovi uffici comunali, la nuova sede dell’Usl, lo studentato, la clinica “Porta Sole”, la nostra chiesa che viene  riaperta… Tutti segni che danno speranza al domani, ad un futuro florido, che possa ridare anche lavoro a tante persone che abitano questo quartiere di Perugia».

Il cardinale Bassetti, nell’introdurre alla celebrazione eucaristica, ha evidenziato che «soltanto attraverso un’opera in sinergia si è tornati a vivere questa splendida chiesa cara al popolo perugino. Prima di tutto ringraziamo il Signore per averci permesso di ritornare in questo luogo sacro, perché è sempre Lui nella nostra vita il datore di tutti i beni tanto più che stiamo per celebrare la liturgia della Terza domenica di Avvento, che ci invita a prepararci come assemblea riunita nel nome di Dio a vivere il mistero dell’incarnazione del Natale che sta per compiersi».

«Non c’è motivo di essere tristi perché il Signore è vicino – ha esordito nell’omelia il cardinale –. Un Dio che si prende cura di noi, che ci dona la pace e custodisce i nostri cuori e i nostri pensieri e ci ascolta. Dio è la fonte della nostra forza, della nostra gioia». Commentando il Vangelo della domenica, il presule ha detto: «Stamani è la figura di Giovanni il Battista che ci prende per mano per condurci a sperimentare sul serio questa gioia. La gioia non nasce dai nostri successi, ma dall’ascolto della Parola di Dio. Giovanni ci chiede di diventare retti, onesti, leali, ci invita al comportamento generoso e umano nei confronti dei nostri fratelli in una società come la nostra dove è facile essere arroganti, trattare male soprattutto chi non si conosce e conta poco. Infine Giovanni ci chiede di servire i fratelli e di aprirci al prossimo con parole molto forti: “Chi ha due tuniche ne dia una e chi ha da mangiare pensi anche al povero. La risposta di Giovanni va attualizzata nella nostra vita aprendo ancor più il cuore alla carità, di fare più spazio ai deboli. Nell’annuncio del Battista dinanzi a Gesù: “io vi ho battezzato in acqua, lui vi battezzerà in Spirito Santo”, si nasconde il motivo della nostra gioia».

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