di Danilo Tedeschini - SportPerugia.

Quando nell’accorata conferenza stampa di lunedì scorso il presidente Santopadre si è rivolto ai critici dicendo “aspettate Giugno per giudicarci, poi se avremo fatto peggio dell’anno scorso potrete farlo” non immaginava di certo che a soli cinque giorni di distanza le sue teorie numeriche e temporali si sarebbero sfaldate.

Ed invece il pari casalingo con la Salernitana e la netta sconfitta subita nello scontro diretto di ieri a Bari, purtroppo, permettono di giudicare con un mese di anticipo quantomeno la “regular season”, che il Perugia chiuderà al settimo o all’ottavo posto, molto  difficilmente a quel sesto posto che solo la matematica tiene in vita nel remotissimo caso di due successi nelle ultime due gare, concomitanti con due sconfitte del Bari e con il Cittadella che non dovrebbe fare più di due punti, che eviterebbe di giocare il preliminare in trasferta.

Il peggiore risultato, insomma, di questi quattro anni di B, annata di Bisoli a parte (ma ci voleva poco), dopo il quarto posto dello scorso anno, chiuso a quota sessantacinque punti con Bucchi in panchina e il sesto della prima stagione, chiuso con sessantasei punti con mister Camplone.

A meno che … a meno che il Perugia non riesca a ribaltare clamorosamente la sua stagione vincendo i playoff, al momento una sorta di Everest da scalare, visto che i grifoni dovranno probabilmente partire dal fondo, obbligati come saranno a vincere il preliminare in trasferta, quasi certamente a Venezia o a Bari ma non escludendo che si debba andare a vincere addirittura a Palermo o a Parma, quattro campi dove in questa stagione il Grifo ha sempre perso, ad eccezione del“Tardini” di Parma dove ha pareggiato.

E la sensazione poi, è quella che il Perugia vada al preliminare di un campionato modestissimo, più per la pochezza delle concorrenti visto che il meno lontano, il Foggia, nono, viaggia ad una media ridicola per la posizione di 1,35 punto a partita, che per i propri meriti, con la media punti dei grifoni inferiore al punto e mezzo a partita, 1,47, che ne è la dimostrazione. Se si andasse ad esaminare il grafico del torneo del Perugia ne uscirebbe fuori un tracciato impazzito, tipo quelli che registrano le scosse telluriche.

Si è iniziato benissimo con Giunti, che dopo sei gare era primo in classifica con tredici punti e si è proseguito con le cinque sconfitte consecutive che costarono la panchina all’ex capitano del Grifo.

Il nuovo tecnico Breda, nelle restanti dieci gare del girone d’andata, fece addirittura peggio del suo predecessore, con i soli undici punti conquistati che fecero precipitare il Grifo solo una lunghezza sopra il baratro. Poi è arrivato l’atteso riscatto, con i ventisette punti conquistati nelle prime dodici gare del girone di ritorno che hanno portato il Perugia al quarto posto e a sognare addirittura la promozione diretta.

Sogni purtroppo prontamente svaniti dalla deriva delle ultime sette gare, con solo sei punti conquistati, che hanno riportato indietro la squadra di Breda.

Non è facile giudicare il cammino di un allenatore come quello del tecnico di Treviso sulla panchina del Perugia.

Affermare che abbia fatto male è ingeneroso ma se si escludono quelle dodici gare del girone di ritorno, alcune vinte anche con fortuna e neanche troppo meritatamente come quelle con Palermo, Frosinone e, soprattutto, Foggia, quest’ultima vittoria rivelatasi decisiva per entrare nel preliminare, nelle restanti diciassette gare, quasi il 60%, il Perugia di Breda, ha totalizzato solo diciassette punti.

Ma siccome la media va fatta in generale allora diremo che Breda, al momento, con quarantasei punti in ventinove gare, viaggia alla media di 1,58 a partita, media discreta ma lontanissima da quelle al top e vincenti di Battistini e Camplone e inferiore anche a quelle di Cari, Bucchi e Cuccureddu, cinque tra gli allenatori che lo hanno preceduto sulla panchina biancorossa negli ultimi quattordici campionati.

E poi c’è il gioco che, anche nel periodo migliore, non è mai decollato.

Anche a Bari la squadra ha messo in mostra la solita fragilità della difesa, tagliata come un grissino nel burro dalle azioni di Andrade e Floro Flores e mal supportata da centrocampisti involuti.

L’assenza di Bandinelli è importante ma non deve costituire un alibi e le solite incertezze del portiere Leali sui cross e non solo, il terzo gol lo ha regalato con un rinvio sbagliato, difetti antichi e ampiamente noti, non contribuiscono alla causa visto che anche a Bari è arrivato anche l’ennesimo gol di testa degli avversari da palla inattiva.

Il tutto condito dalle alterne prestazioni di Diamanti, ieri comunque autore di uno splendido gol, che non riescono ad incidere in maniera determinante sulla manovra dei grifoni.

Restano le ultime due gare, quella col Novara al “Curi” e quella di Empoli per poter provare ad agganciare il settimo posto. Poco cambierebbe ma quantomeno sarebbe una piccola iniezione di fiducia e un piccolo passo in avanti nella dura scalata dell’“Everest playoff”.

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