PERUGIA - “In questi giorni tutti hanno potuto notare una città completamente tappezzata di manifesti, in cui l’assessore preposto del Comune di Perugia (Francesco Calabrese) ha cercato di convincere i perugini di abitare in una Città Ultradigitale. Peccato però che questa campagna pubblicitaria, che sicuramente avrà avuto dei costi ingenti, contrasti con la realtà di un ente che di tecnologico non ha assolutamente nulla. I soldi spesi per questa ennesima pubblicità potevano invece essere utilizzati per il rinnovamento degli strumenti informatici degli uffici comunali, ormai obsoleti, di vecchia generazione, non più all’altezza dei tempi e poco adatti con la tecnologia digitale”.

“L’età dei computer del Comune – osserva Camicia - supera i 20 anni e quasi tutti sono da rottamare, e quando qualcuno chiede la sostituzione di un p.c., la risposta da parte dei Dirigenti, è sempre la stessa: “Non ci sono le risorse economiche neanche per acquistare una semplice stampante”.

A seguito di quanto sopra, lo scrivente ha presentato una richiesta di accesso atti con la quale ha chiesto di conoscere l'importo speso per l'acquisto dei moltissimi manifesti di tutte le misure, il costo dell'affissione e l'acquisto dei roller pubblicitari sparsi in vari posti compreso palazzo dei Priori. A seguire informerà la Corte dei Conti su quanto ammontano le spese dell’amministrazione comunale per i manifesti pubblicitari”.

“Perugia non è una Città Ultradigitale, e lo dimostra anche il fatto che le realtà periferiche siano state escluse dal primo progetto, oltre a non avere neanche la copertura per la linea cellulare ed internet. Basta andare a Cenerente o a Colle Umberto, o ancora a Colombella, a Piccione o a Fratticciola, per verificare le tante zone buie e rendersi conto che per comunicare gli abitanti devono usare ancora il PICCIONE viaggiatore. “Un amministratore pubblico, che spende risorse dei contribuenti per qualcosa che non c’è, dovrebbe essere sicuramente sostituito”.

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