Di Ciuenlai - L’esplosione di un nuvolo di candidati Pd (non tutti ancora usciti allo scoperto), più o meno noti, conferma, ormai, l’allontanamento cronico di questa formazione (sarebbe meglio dire sigla) da quella cosa che si chiama politica e da quella famiglia che si chiama sinistra. 

A Perugia, se si vuole battere Romizi, occorre fare tre cose: 1) Una analisi articolata e certosina dei grandi errori del passato con tanto di inevitabile autocritica cospargendosi il capoi di cenere; 2) L’apertura di una discussione ampia, coinvolgendo la città nel profondo, utilizzando esperti e conoscitori nel profondo di Perugia, per costruire un progetto alternativo al Governo di destra; 3) L’individuazione, in maniera larga, partecipata e unitaria, dei soggetti politici e del Candidato sindaco, in grado di proporre  e rendere credibile il progetto di città.

Come si vede l’uomo viene alla fine e non all’inizio del percorso.  Mi si dirà che il Pd con l’apertura, nel centrosinistra, di una fase “ricostituente” per mettere a punto il programma e il progetto della coalizione, sta andando in questa direzione? No, manco per niente, perché parallelamente sento parlare di Giuliano Giubilei, di Paolo Belardi,  di magistrati, di dirigenti di partito, sui quali già ci si esprime per farne o meno il candidato sindaco.  

Siamo alle solite. Si ricomincia dalla cima e non dal pedone. A questo punto a che serve la fase “ricostituente”. A poco. E’ solo un contributo, ammesso che lo gradisca, alle idee che avrà in mente il “prescelto”. Un lavoro di cui può o non può tenere conto. Cioè ancora l’io sopra il noi. Invece dovrebbe essere l’inverso. Lui  deve condividere il progetto della coalizione alla quale può fornire un suo contributo, senza stravolgerlo. La scelta del candidato dovrebbe essere fatta quindi rispondendo ad una semplice domanda “chi è l’esponente o la persona in grado di rappresentare, far vivere e realizzare la nuova idea di città?”-

E questo per eliminare qualsiasi tentazione tesa a percorrere la stessa strada usata negli ultimi tempi; quella del “vincere per vincere”. Quella che non riconosce diversità, che imbarca tutto quello che può portare voti. Donne, uomini, azioni di governo anche se della parte avversa, anche se chiaramente riconducibili a principi e valori lontani da quelli della sinistra (Spoleto docet). Non è un caso che, nel capoluogo, più di un esponente del Pd vedrebbe bene Romizi, un personaggio benedetto a suo tempo anche da Renzi, come candidato unico di quella “Alleanza Repubblicana” che “il rosso di ultimo pelo” Calenda vorrebbe sperimentare alle europee. Eppure  non è più tempo di annacquamenti. I cittadini vogliono identità che a sinistra fa rima con alternativa. E non solo a Romizi, ma anche alla società liberista. Altrimenti Lega e 5 Stelle fanno cappotto.

P.s. 1  Civici Rossi? – Nonostante i recenti disastri, lo schema Pd è sempre lo stesso. L’enorme perdita di consensi innesca furbizie che finora hanno funzionato solo ad Assisi. Si cerca un candidato cosiddetto civico con una sua lista alla quale ci si attacca zitti, zitti, senza farlo sapere troppo, per  non nuocergli, sperando che ce la faccia all’insaputa degli elettori. A Perugia il soggetto trainante dovrebbe essere “Anima Civica”. Le colonne portanti di  questa associazione sarebbero Giovanni Tarpani e Virgilio Ambroglini, con il supporto (dicono, ma non è sicuro) di Renzo Patumi. I due sono stati due ottimi Assessori del Pci nel capoluogo, il terzo è l’amministratore del patrimonio dei DS.  Cosa c’è di civico? Dice il numero del portone di casa!  (domando, ma anche Ilvano Rasimelli, Pietro Conti, Alfio Caponi, Settimio Gambuli e Umberto Pagliacci, essendo stati soci del “Gotto”, se erano vivi, sarebbero stati “civici”?”. Per capire!

Ps 2 Il vecchio è meglio del nuovo?– Che, per smuovere le acque dopo 4 anni di silenzi,  ci sia stata necessità di una iniziativa dell’ultimo gruppo dirigente della sinistra di Piazza della Repubblica, la dice lunga sulla “grande qualità del gruppo dirigente di via Bonazzi”.

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