Posti in terapia intensiva in Umbria pre-COVID19: 70. Posti in terapia intensiva in più promessi 5 mesi fa: 58. Posti in terapia intensiva in Umbria attuali: 70.
Basterebbero questi dati per comprendere l’incompetenza dell’attuale giunta regionale nel fronteggiare l’emergenza COVID19, ma d’altro canto chi investe nella sanità privata come può sapere che la terapia intensiva (così come la gestione dell’emergenze) è solo pubblica?

Già l’Umbria partiva con un grosso deficit rispetto alle altre regioni in Italia: dopo la Campania, l’Umbria è la regione con meno posti in terapia intensiva ogni 100mila abitanti (7,9). Tanto per fare un confronto: la Basilicata ne ha 12,9 ogni 100 mila abitanti, la Sicilia 10,7 e così via (un paese considerato povero dai più come Cuba ha 20 posti letto in terapia intensiva ogni 100mila abitanti, tanto per dire). E per quanto riguarda il Centro COVID19 a Bastia? Buona idea a parole, peccato manchi personale medico-sanitario (non si assume più nel pubblico) in grado da renderlo minimante utile e le attrezzature per renderlo funzionale, però è “elettoralmente efficace” (un po’ meno a livello sanitario). Ma chi necessita di terapia intensiva in generale tipo pazienti politraumatizzati (incidenti), con tumori avanzati, infarti cardiaci, problemi respiratori, deficit neurologici, bambini aventi malformazioni congenite? Quindi i posti in terapia intensiva non sono solo una necessità per il COVID19, ma lo sono per una serie assai numerosa di complicanze e patologie mediche gravi. Tutte malattie che vengono curate unicamente dalla sanità pubblica: quella dimenticata dalla precedente giunta PD, quella tartassata dall’attuale giunta Lega. Ma non bisogna per forza preoccuparci di ciò: in fondo possiamo fare come negli USA, dove tutti possono avere un posto in terapia intensiva, al minimo costo di 4100 dollari al giorno (un’inezia per chi ha multiproprietà in tutta la regione come molti attuali e vecchi assessori regionali).

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