PERUGIA - I prodotti del territorio indiscussi protagonisti, insieme alle bellezze paesaggistiche, per chi sceglie l’Umbria. È il punto centrale del nuovo regolamento regionale per gli agriturismi che arriva oggi dopo un’attesa di circa 4 anni.  

“Dopo questi anni di incertezze - commenta il presidente Cia Umbria Matteo Bartolini - oggi abbiamo finalmente il nuovo regolamento che disciplina il comparto degli agriturismi in Umbria. Una legge in cui rientrano le fattorie sociali, quelle didattiche e le attività ricettive, e che arriva appena in tempo per dare nuovo impulso al comparto, dopo la difficile ripresa post terremoto. Un regolamento che integra bene territorio e agricoltura, e considera il soggiorno in un agriturismo della nostra regione un’esperienza completa da offrire al turista-cliente, assegnando ai titolari delle strutture il ruolo di ambasciatori di ciò che mi piace definire ‘agri-cultura’”.    

I punti di forza

Si introduce, in modo chiaro, l’obbligo per chi fa ristorazione di servire esclusivamente prodotti locali, preparati da aziende agricole regionali che devono essere “espressione e valorizzazione delle produzioni agricole aziendali, del territorio regionale, delle tradizioni enogastronomiche tipiche locali e della cultura alimentare dell’Umbria”, come scritto nel nuovo regolamento. E più chiaramente, la nuova regolamentazione introduce “il divieto di proporre prodotti tipici e bevande di altre regioni o di Stati esteri salvo quelli legati agli usi locali ove presenti, ovvero nei territori di confine, se tipici di comuni extra regionali confinanti”.

Non solo, la degustazione dei prodotti agroalimentari in azienda può riguardare non esclusivamente  il cibo direttamente prodotto dall’agriturismo, ma anche l’assaggio delle prelibatezze di altre imprese agricole regionali, nell’ottica di un nuova alleanza che punti ad incrementare gli introiti e a dare la giusta visibilità alle vere tipicità regionali: si pensi all’olio, alla fagiolina del lago, alle lenticchie, al tartufo.

Rientrano, da oggi, nella categoria di strutture ricettive anche quelle aziende che non offrono il pernottamento ma solamente la degustazione di alimenti tipicamente regionali da loro coltivati e/o trasformati, espressione della ricchezza e della biodiversità dell’Umbria. Una scelta giusta che, secondo Cia Umbra,  riconosce a quei piccoli produttori il ruolo di promotori di un’importante azione di recupero di alcuni territori marginali. Troppo spesso si parla di ‘rete’ senza centrare l’obiettivo: in questo caso la strada è quella giusta.    

Su tutte queste novità, la Cia Umbria è soddisfatta del lavoro svolto dalla Regione in quanto ha dato uniformità e chiarezza a livello regionale su tutti gli adempimenti burocratici da seguire, oltre a  facilitare la creazione di una rete imprenditoriale interprofessionale, a livello turistico, che intercetta al meglio le esigenze di una nuova tipologia di turista/cliente, non più solo il turista italiano mordi e fuggi, ma anche lo straniero che decide di fermarsi in Umbria per un mese e godere, a 360 gradi, di ciò che la nostra terra può e deve offrire.

Unico neo il mancato ‘agrocatering’

Unico neo del nuovo regolamento è, per Cia Umbra, la mancata introduzione di ciò che avevamo definito “agrocatering”, vale a dire la possibilità per gli agriturismi che non fanno ristorazione di poter avviare delle collaborazioni per l’organizzazione di un evento – compleanno, festa di laurea, matrimonio, cena aziendale o altro – senza rivolgersi esclusivamente alle aziende di catering , ma coinvolgendo invece quei produttori di eccellenza locali dotati di idonea attrezzatura per la preparazione e la cucina del cibo. Di fatto, la nostra proposta ha incontrato i dubbi di altri settori. Ma una soluzione che non scontenti nessuno ci sarebbe: fare in modo che l’azienda di catering si rifornisca dei prodotti tipici delle aziende regionali. Un passo ulteriore per creare alleanze. Ci auguriamo che ci sia presto la possibilità di trovare dei luoghi di incontro per discutere insieme della proposta. 

 

 

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