di Tamar Pitch

Il ministro della giustizia chiede al Comitato nazionale di bioetica di esprimersi sull'eticità di trattamenti sanitari obbligatori nel caso di detenuti. O almeno, questo è ciò che penso sia il quesito proposto, anche se sui giornali la richiesta è interpretata come relativa al caso di Cospito. Io presumo, invece, che il quesito sia formulato in termini generali, visto che il CNB non può dare pareri su casi singoli. Ma che c'entra il CNB? La questione non è etica, ma giuridica e, a mio parere, di facilissima soluzione. Il diritto alla salute, in Italia, è di tutti e tutte, senza distinzione non diciamo tra detenuti e liberi, ma addirittura tra cittadini e non: ossia, è un diritto delle persone, non dei cittadini. E il diritto alla salute implica che chiunque ha il diritto di essere curato, nonché il diritto complementare di rifiutare le cure, se questa decisione è presa consapevolmente e liberamente. Che è appunto il caso di Cospito. Rimane da sperare che il CNB rimandi il quesito al mittente, il quale mittente deve prendersi la responsabilità di decidere, invece di provare a scaricarla su altri.

Fonte: facebook.com/tamar.pitch

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