NORD STREAM: OCCIDENTE COLPEVOLE, LULA SCHIERA BRASILE A FIANCO DI RUSSIA E CINA
di Giulio Chinappi
Il 28 marzo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato chiamato a votare una risoluzione proposta dalla Federazione Russa e dalla Repubblica Popolare Cinese per dare il via ad un’indagine internazionale imparziale circa il sabotaggio dei due gasdotti Nord Stream da parte di una commissione sotto la direzione del segretario generale dell’ONU, António Guterres. Oltre a Russia e Cina, però, solamente il Brasile ha espresso un voto favorevole, mentre gli altri dodici membri dell’organismo si sono astenuti (Albania, Regno Unito, Gabon, Ghana, Malta, Mozambico, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Francia, Svizzera, Ecuador e Giappone). La risoluzione è stata firmata anche da Bielorussia, Venezuela, Repubblica Popolare Democratica di Corea, Nicaragua, Siria ed Eritrea, Paesi che tuttavia non fanno parte del Consiglio di Sicurezza.
Il voto di martedì ci offre due indicazioni importanti: da un lato, ci dimostra il fatto che i Paesi occidentali temono un’investigazione imparziale, e dunque questo voto rappresenta una tacita ammissione di colpevolezza da parte degli Stati Uniti e dei loro vassalli; dall’altro, conferma quanto avevamo già detto in precedenza, ovvero che il Brasile, con il ritorno alla presidenza di Luiz Inácio Lula da Silva è pronto ad intraprendere un nuovo cammino di non allineamento con il volere della potenza imperialista nordamericana.
Come ai tempi della fondazione dei BRICS, proprio insieme a Russia e Cina, Lula sta riportando il Brasile ad un ruolo di protagonista nella scena internazionale, e non di potenza subalterna agli interessi statunitensi come sotto le presidenze di Michel Temer e Jair Bolsonaro. Non è un caso che, proprio in queste ore, l’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff sia stata nominata presidente della Banca dei BRICS, organismo creato nel 2014 proprio mentre Dilma era alla guida della prima economia sudamericana. Lula avrebbe dovuto inoltre recarsi in Cina per una visita ufficiale, ma per il momento è stato costretto a rinviare il viaggio per ragioni mediche.
Tornando al voto del Consiglio di Sicurezza, i rappresentanti di Cina e Russia hanno espresso il proprio disappunto per l’esito negativo (di fatto, l’astensione equivale ad un voto contrario, visto che impedisce alla risoluzione di essere approvata). “La Cina si rammarica dei risultati del voto appena concluso sulla proposta di risoluzione sul gasdotto Nord Stream“, ha detto Geng Shuang, numero due della missione cinese presso l’ONU. “Alcuni Paesi ritengono che non sia necessario che il Consiglio di Sicurezza approvi un’indagine internazionale in un momento in cui i Paesi interessati stanno conducendo indagini a livello nazionale. In realtà, un’indagine internazionale e indagini a livello nazionale non si escludono a vicenda“. Secondo il diplomatico, “un’indagine internazionale sotto l’egida dell’ONU potrebbe svolgere un ruolo di coordinamento di varie indagini a livello nazionale“.
“Questo sabotaggio doloso riguarda non solo la sicurezza dell’infrastruttura europea, ma anche l’infrastruttura globale e transnazionale. Un’indagine obiettiva, imparziale e professionale sull’incidente è nell’interesse di tutti i Paesi“, ha detto ancora Geng Shuang, “per fare in modo che i suoi risultati possano essere pubblicati come il più presto possibile e gli autori saranno chiamati a rispondere“.
“Vorremmo sottolineare che queste indagini possono richiedere anni se vengono svolte nello stesso modo inefficace e non trasparente“, ha attaccato Vasilij Nebenzja, rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite. “Il tempo prezioso sta per scadere e crescono i dubbi sul fatto che gli sforzi compiuti nell’ambito di queste indagini siano volti a nascondere le prove e ripulire la scena del crimine piuttosto che a stabilire le circostanze del recente atto di sabotaggio“, ha aggiunto.
“Credo che il sospetto su chi sia responsabile del sabotaggio del Nord Stream non farà altro che crescere solo dopo il voto di oggi“, ha sottolineato Nebenzja, facendo notare come alcuni Paesi sembrano volere a tutti i costi che la verità resti nascosta. Secondo l’inviato russo, gli Stati Uniti e i loro alleati “hanno fatto tutto il possibile per impedire l’avvio di un’indagine internazionale obiettiva“. “Più prove c’erano del coinvolgimento di Washington e degli alleati della NATO, più il campo occidentale insisteva sul fatto che non c’era bisogno di un’indagine internazionale“, ha osservato Nebenzja. “Non è necessario essere un detective o un analista per capire che gli Stati Uniti e i loro alleati stanno cercando di nascondere le proprie tracce, in particolare facendo varie accuse, presentando versioni folli e rifiutandosi di commentare fatti scomodi“, ha aggiunto.
Anche Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, ha espresso il proprio rammarico per il voto del Consiglio di Sicurezza: “A nostro avviso, tutti dovrebbero essere interessati ad avere un’indagine obiettiva, in cui sarebbero coinvolte tutte le parti interessate, nonché chiunque possa far luce su chi potrebbe aver ordinato e chi potrebbe aver eseguito questo atto di terrorismo. Riteniamo che ciò sia estremamente importante e ci rammarichiamo che non sia stata presa alcuna iniziativa del genere, ma, assolutamente, la parte russa continuerà a insistere affinché nessuno sia autorizzato ad insabbiare questa vicenda“.
Alla luce di questo voto, diventa ancora più evidente come gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali stiano facendo di tutto per evitare che il mondo possa conoscere la verità sull’attentato ai gasdotti Nord Stream. “Vediamo in questo un ovvio tentativo da parte delle autorità di nascondersi dietro le spalle degli alleati, di fare tutto il possibile per minare gli sforzi per scoprire le vere circostanze dietro l’atto di sabotaggio“, ha commentato, attraverso una nota ufficiale, l’ambasciata russa a Washington.
Un nuovo indizio che va a sommarsi alle numerose analisi e indagini effettuate da fonti indipendenti, tra le quali il noto giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, i cui articoli investigativi hanno gettato scompiglio nell’amministrazione statunitense.
Fonte: World Politics Blog
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