PERUGIA - La morte sul lavoro non conosce pause estive. E così continuano a spezzarsi vite specie nei campi e nei cantieri da Nord a Sud del Paese.

Nei primi sette mesi dell’anno a perdere la vita nei luoghi di lavoro sono state 301 persone. 46 le vittime rilevate solo nel mese di luglio. Rispetto al periodo gennaio – luglio del 2010 quando le morti bianche registrate erano 280, quest’anno l’incremento segnalato è del 7,5 per cento.

E’ questa la prima delle istantanee scattate dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre che da oltre due decenni lavora nel settore della formazione e della sicurezza. Un monitoraggio quotidiano quello di Vega Engineering che consente un’immediata panoramica sull’emergenza.

In Lombardia le vittime sono 44, 25 quelle in Emilia Romagna e in Veneto, 24 in Piemonte, 23 in Sicilia e 22 in Toscana; 19 le morti bianche della Puglia, 17 quelle di Abruzzo e Campania e 13 nel Lazio. Minore, ma non esorcizzata, la tragedia di Molise e Valle D’Aosta (4 vittime), della Basilicata (5) e dell’Umbria (6).
E ancora: sono sette le morti registrate in Friuli Venezia Giulia, otto nelle Marche e in Calabria, nove in Liguria, dieci in Trentino Alto Adige e 11 in Sardegna.

Passando poi al bilancio delle morti bianche rispetto alla popolazione ‘occupata’ l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering fa emergere un’altra fotografia dell’emergenza. Tant’è che a salire in cima alla classifica è la Valle D’Aosta che fa rilevare un indice di incidenza sugli occupati pari a 70,9 contro una media nazionale di 19,3; secondo il Molise con un indice di 36,1, terzo l’Abruzzo (34,4), quarta la Basilicata (26,2) e quinto il Trentino (21,4).

Stanno sotto alla media nazionale come sempre i valori della maggior parte delle regioni che sono in cima alla graduatoria in termini assoluti. Ecco quindi che l’indice della Lombardia è pari a 10,2, a 12,8 quello dell’Emilia Romagna, a 12,9 quello del Piemonte, a 11,8 quello del Veneto, a 15,7 quello della Sicilia, a 14 quello della Toscana. Il più basso in assoluto invece viene attribuito al Lazio (5,8).
Sul fronte dell’analisi dell’Osservatorio mestrino per macroaree italiane, il rapporto tra morti bianche e popolazione occupata più elevato viene registrato nelle Isole (16,5), seguito da quello del Nordest (13,6), dal Sud (13,5), dal Centro (12,9) e dal Nordovest (11,8).

Milano prosegue a tenere le fila delle province con 11 vittime del lavoro, seguita da Torino (9), Bolzano Bologna e Brescia (8), Chieti e Lecce (7), L’Aquila, Savona, Cagliari e Napoli (6), Rovigo, Messina, Venezia, Palermo e Roma (5).

Volgendo nuovamente lo sguardo alle incidenze è Aosta a far emergere il risultato peggiore con un indice pari a 70,9, seguita da L’Aquila (53,9) e da Gorizia (52,4). Quarta è Savona (51,3) e quinta è Campobasso (51,1).

L’agricoltura rimane il settore più colpito con quasi il 39 per cento delle morti bianche registrate da Vega Engineering nei primi sette mesi dell’anno (dati disponibili nel sito www.vegaengineering.com), seguita dal settore delle costruzioni (22,9 per cento delle vittime).
Mentre relativamente meno preoccupanti sono le percentuali delle vittime del lavoro registrate nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e nelle attività artigianali (13,6 per cento), nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (5,6 per cento), nei servizi (3,7 per cento), nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas (3 per cento); nello smaltimento rifiuti (2 per cento). E ancora l’1,7 per cento nelle industrie estrattive, l’1,3 per cento nella produzione e lavorazione dei metalli e l’1 per cento nell’industria alimentare e degli autoveicoli.

Rimane ancorata al primo posto tra le cause di morte, la caduta dall’alto con il 24,6 per cento del totale delle morti bianche. Seguita dal ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (22,3 per cento dei casi), e dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (20,3 per cento). Per investimento di mezzo semovente è deceduto il 6 per cento dei lavoratori e per contatto con organi lavoratori in movimento il 5,6 per cento. Il 5 per cento a causa di un tragico contatto con oggetti o mezzi in movimento.
L’esplosione è stata la causa di morte nel 2 per cento dei casi, l’incendio così come il contatto elettrico nelll’1,7 per cento degli eventi mortali.

Tra le 301 croci sul lavoro in Italia le donne sono 7. Una per ogni mese dell’anno. Mentre gli stranieri sono 38, vale a dire il 12,7 per cento del totale. Rumeni ed albanesi sono sempre maggiormente coinvolti nel dramma. Ma l’epigrafe degli stranieri si allunga con serbi, indiani e marocchini.
Per la prima volta dall’inizio dell’anno la fascia d’età più a rischio è quella dei cinquantenni (fino ad ora erano i quarantenni quelli più colpiti). Così le vittime tra i 50 e i 59 anni nei primi sette mesi dell’anno sono 71 e rappresentano il 23,7 per cento delle morti bianche. Seguono quindi i quarantenni (67 vittime) e i trentenni (50). Gli ultrasessantenni deceduti sul lavoro sono 80.

Martedì e giovedì i giorni neri della settimana, quelli in cui si muore di più e quelli in cui si conta oltre il 35 per cento degli incidenti mortali.  

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