PERUGIA - Mentre la politica regionale è particolarmente impegnata a discutere di Frecciarossa, l’ultima pubblicazione dell’Istat certifica la vera e più drammatica emergenza in Umbria e in Italia: l'aumento dei poveri. Sono più di otto milioni, quattro milioni e mezzo vivono in condizioni di indigenza assoluta, cioè non riescono ad avere il minimo per vivere. Questi sono i risultati di politiche che hanno tagliato lo stato sociale e la sanità, sono i risultati delle politiche sul lavoro che hanno gettato giovani e meno giovani nella spirale della precarietà a vita. Dentro la crisi italiana c’è poi una specificità della nostra regione. L’Umbria non solo continua ad essere colpita dalla recessione, ma per quanto riguarda la povertà relativa conta il record negativo del centro nord con 13,6 persone su 100: i poveri sono 121.200.  

Anche nella nostra regione siamo dunque in presenza di un pesante processo di allargamento delle povertà. Questi ultimi dati, che vanno a sommarsi a quelli sulla disoccupazione, sulle chiusure di aziende, sulla diminuzione della spesa per i beni alimentari e per le cure mediche, certificano il fallimento dell’attuale governo regionale. Non c’è un’idea di cambio di modello di sviluppo, non c’è traccia di nuove politiche industriali, si governa alla giornata tra bandi, “tavoli” ed annunci. La gestione del terremoto ne rappresenta il paradigma. Non si è voluta aprire una “vertenza Umbria” con il governo nazionale, non si è nemmeno presa in considerazione la possibilità di definire un piano regionale del lavoro. In Umbria serve insomma avanzare una proposta di politica economica e del lavoro radicalmente alternativa, non solo per tentare di dare risposte concrete, ma anche per evitare la guerra tra poveri.

Noi torniamo a proporre la definizione di un Piano Regionale del Lavoro, l'introduzione del reddito sociale e la riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati. Per fare questo però è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti: servono proposte concrete, che abbiamo, un rinnovamento delle classi dirigenti ed una mobilitazione generale ed unitaria delle forze politiche e sociali della sinistra umbra contro l'attuale governo regionale e nazionale. 

Enrico Flamini, Segretario Regionale di Rifondazione comunista dell'Umbria

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