MARCO MINNITI, NULLA E’ PEGGIO DI UN COMUNISTA CHE DIVENTA ANTICOMUNISTA
di Claudio Grassi
Oggi, mentre pranzavo, ho fatto il grave errore di accendere la televisone.
È apparso Marco Minniti, quello degli accordi con la Libia sui migranti e cioè della loro detenzione in lager inumani.
A parte la sua totale adesione alla guerra in Ucraina, all’invio di armi, alla condivisione di tutti i più beceri luoghi comuni della propaganda NATO/USA, il “nostro” ha ritenuto di aggiungere una perla che ancora non avevo sentito….
“…La differenza è che nelle democrazie si vota, nelle dittature come in Russia non si vota….”
Che squallore…
In Russia si vota, alla presenza di numerosi partiti politici, compreso quello comunista o altre formazioni in dissenso con il partito di Putin. Sono elezioni condizionate da chi detiene il potere? Sicuramente, come avviene in modo ben più grave in Polonia, paese esaltato in questi giorni da Biden nel suo recente viaggio.
E, a proposito di Biden: vogliamo parlare delle ”democratiche” elezioni americane dove vota meno di un terzo della popolazione, dove si può scegliere tra due partiti sostanzialmente simili e dove chi vince viene deciso dalle lobby a partire da quella delle armi?
Ascoltandolo mi è venuta in mente una compagna, per me molto importante, con cui sono stato assieme per parecchi anni nel consiglio di fabbrica dove lavoravo. In più di una occasione mi ha detto: “guarda Claudio che se un operaio diventa padrone diventa peggio di un padrone che nasce tale”.
Ecco oggi ho pensato: un comunista che diventa anticomunista è peggio di un anticomunista che nasce tale.
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