Un nuovo modello di governance dei beni comuni dovrà rappresentare il faro della coalizione progressista alle prossime elezioni amministrative del Comune di Terni. Una nuova forma di gestione dei rifiuti, del servizio idrico, delle infrastrutture, ma anche la volontà di partecipare a una gestione diretta del comparto idroelettrico, rimettendo a disposizione della comunità ternana il nostro petrolio.

Questo è quello che ci aspettiamo da chi sfiderà il centrodestra unitamente a coloro che intendono svendere ulteriormente il patrimonio della comunità ternana relegando i cittadini al ruolo di bancomat da cui attingere.

Le politiche di privatizzazione che hanno contraddistinto il governo di centrodestra hanno portato ad aumenti record delle tariffe (TARI e Servizio Idrico su tutti) e ad una involuzione dei servizi stessi. Un governo cittadino partito criticando aspramente il modello Sii salvo poi ripeterlo passo passo con ASM che oggi è stata affidata al controllo di Acea.

Riteniamo necessario lavorare affinché la gestione dei servizi pubblici sia in mano ad una società in house providing ad esclusiva tutela degli interessi dei cittadini e dei beni comuni. Un modello di riferimento ispirato alle moderne public company a partecipazione diffusa con l’obiettivo del pareggio economico e della generazione di valore ambientale e sociale attraverso cui i comuni potranno esercitare direttamente il proprio controllo insieme alla comunità civile.

È necessario altresì che si costituisca una società a capitale misto pubblico-privato così come previsto dal Dl 135/2018, per la gestione delle concessioni delle derivazioni a scopo idroelettrico. Sebbene la soluzione più vantaggiosa per la collettività sia la gestione idroenergetica pubblica, la norma quadro statale prevede al momento questa soluzione che potrebbe servire a chiudere la stagione della rendita parassitaria delle multinazionali dell’idroelettrico, impedire che milioni di euro vengano sottratti ogni anno al territorio restituire forza finanziaria alle comunità locali e ai territori interessati dalla presenza di tali invasivi impianti, per loro stessa natura non certo delocalizzabili altrove, nonché unico modo intervenire fortemente o azzerare le bollette elettriche dell’utenza residenziale, esercitando le competenze costituzionalmente assegnate alle Regioni in materia di energia (art. 117).

Riteniamo del tutto incompatibili con tale progetto politiche volte alla "mitigazione del ricorso alle società in house" ed ogni altro tipo di gestione che in piena continuità con il passato, ritengano di dover trasferire anche in forma di soluzioni camuffate la gestione dei servizi pubblici in mano ai privati. Gli interessi delle multinazionali possono coincidere con la fortuna politica di qualcuno, ma mai con quelli della collettività.

Su questo come M5S non ci presteremo a nessun tipo di mediazione in nessuna sede e ci aspettiamo posizioni nette e chiare da chi si prefigge l’obiettivo di porsi come alternativa al centrodestra nel perimetro progressista.

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