di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - La possanza fisica di questo attaccante mostra un che di straripante. Non a caso si è  guadagnato, tra i molti nomignoli che gli hanno affibbiato, quello di “tank”, carro armato. E siccome, nonostante la stazza (100 chili, su un metro e 96 di altezza), conta pure su una sgusciante velocità, su una capacità svettante nei colpi di testa e su una discreta qualità tecnica, rappresenta per le difese avversarie, anche quelle più strutturate, un pericolo costante. La conferma è arrivata anche a San Pietroburgo, contro i russi. Romelu Lukaku, 28 anni, segno zodiacale del Toro, ha realizzato due gol, in apertura (al 10’, di sinistro) ed in chiusura della gara (88’, di destro), risultando, ancora una volta, “l’uomo del match” nel 3-0 col quale il Belgio si è scrollato di dosso i padroni di casa, dal canto loro senza troppe idee e, quelle poche, confuse.
E poiché alla forza erculea questo giocatore dalla pelle color ebano, che ricorda al primo sguardo un gladiatore nubiano, aggiunge ed accoppia un cuore d’oro - non lasciatevi condizionare e fuorviare da quello sguardo di fuoco che lanciò qualche mese fa, durante una partita contro il Milan, in un feroce (apparentemente) faccia a faccia con Zlatan Ibrahimovic, che aveva rivolto, in campo, una frase così bruciante quanto ingiusta contro la sua adorata mamma, tanto da fargli perdere l’usuale aplomb - dopo la segnatura si è slanciato verso la più vicina telecamera per lanciare un messaggio all’amico e compagno di squadra dell’Inter, Christian Eriksen, protagonista poche ore prima, di un drammatico, scioccante malore che lo ha colto in mezzo al terreno di gioco, sconvolgendo gli animi di chi stava assistendo, nello stadio ed in televisione, alla partita Danimarca-Finlandia, al quale si è rivolto, dedicandogli la prodezza, con la frase, gridata: “Christian, ti voglio bene”.
Questo titano, tutto muscoli, è nato ad Anversa, nelle Fiandre. I genitori vantano origini congolesi. I biografi raccontano che il calcio Romelu lo abbia radicato nel dna, visto che il padre, Roger, un fratello ed un cugino, sono tutti calciatori, sebbene non possiedano le sue qualità tecniche ed atletiche. Non almeno in egual misura. Ha un debole per il calcio brasiliano e su Instagram chatta volentieri con Adriano Leite Libeiro, detto “L’Imperatore”, ex Inter, al quale sta già insidiando il numero di gol segnati in nerazzurro (il brasiliano viaggia a quota 48 in 123 partite, il belga lo tallona a 47 in sole 72 gare). Risaputo il suo impegno contro il serpeggiante razzismo, che alligna anche nello sport.
Lukaku ha tirato i primi calci nell’Anderlecht, poi è transitato per il Bromwich, quindi per il Chelsea (con Mourinho), è esploso nell’Everton, ha brillato nel Manchester United e, da due stagioni, sta fornendo un contributo indiscutibilmente significativo, all’Inter, tanto da averla trascinata a suon di reti allo scudetto. Con i 62 gol segnati nella nazionale dei “diavoli rossi”, il centravanti si è laureato come il miglior realizzatore di tutti i tempi del Belgio. È stato valutato a peso d’oro in Inghilterra (75 milioni di sterline per passare dall’Everton al Manchester Utd) ed anche in Italia (il club nerazzurro lo ha ingaggiato per 65 milioni di euro, con l’aggiunta di altri 10 di premi). Assicurano che abbia già accumulato un patrimonio di oltre 200 milioni di dollari, anche perché investe bene le sue entrate - arricchite pure dagli introiti degli sponsor - acquisendo ristoranti, aziende produttrici di profumi, ditte di abbigliamento, persino fabbriche di liquori (ha lanciato una Vodka col proprio marchio e nome).
Non nasconde di provare un amore sviscerato, senza confini per la madre, Adolphine, accanto alla quale è cresciuto in estrema povertà (in una intervista ricordò come in certe occasioni, avesse sorpreso la madre, che pur di preparargli qualcosa da mangiare, allungava, le lacrime agli occhi, il latte con l’acqua), ma circondato anche da un affetto, ricambiato, davvero prorompente. Al bomber vengono attribuiti anche molti flirt con ragazze bellissime, modelle soprattutto, l’ultima delle quali, una certa Julie. Ma l’interessato su questi aspetti sguscia via, imprendibile come in campo, tanto risulta riservato se si cerca di scoprire qualcosa della sua vita privata. 
Un’ultima curiosità: parla otto-nove lingue. Non forse con la proprietà e la padronanza approfondita di Xenia, grosso modo sua coetanea, figlia di un mio amico carissimo, che ne conosce a menadito, ed in modo colto ed appropriato, altrettante. Resta il fatto che il giocatore può esprimersi nella lingua di origine dei suoi, il lingala ed ancora in francese, olandese, inglese, tedesco, portoghese, spagnolo ed italiano. 
Accomodatevi pure, signore e signori, sugli spalti e sul divano per seguire le imprese del gigante dal cuore tenero e dal mancino che non perdona: lo spettacolo degli Europei è appena cominciato. La partita d’esordio può esser letta come l’antipasto... pensate quali succose pietanze potrà servirvi, d’ora in avanti, Romelu Lukaku.

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