di Luigi Manconi

Questa settimana, per la mia rubrica Libertà/Illibertà, pubblicata sul sito di la Repubblica, ho scritto un articolo a proposito di figli e omogenitorialità.

“Indipendentemente dalle modalità del loro concepimento”: così la Corte Costituzionale nella sua sentenza del marzo 2021. Sta tutta qui la sostanza e la ragione fondante di ogni seria discussione sul riconoscimento dello stato di figlio e sul diritto delle coppie dello stesso sesso di formare una famiglia.

In quella sentenza si legge che “il riconoscimento dello status di figlio corrisponde, secondo l’art. 30 Cost., al dovere di cura del genitore che è, al contempo, garanzia del diritto del minore di essere curato (…). In considerazione dell’incidenza del rapporto di filiazione sulla costruzione dell’identità personale, i nati a seguito del ricorso a queste tecniche sono, dunque, titolari di diritti, indipendentemente dalle modalità del loro concepimento”.

Nella realtà della vita sociale, le modalità del concepimento incidono, eccome, sulla condizione e sui diritti dei nati a seguito dell’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita come la fecondazione eterologa o la gestazione per altri. Non solo, se poi genitori sono una coppia dello stesso sesso, rispetto agli altri nati, a quei figli spetterà una tutela minore “solo in ragione dell’orientamento sessuale delle persone che hanno posto in essere il progetto procreativo”.

Dov’è quella Giorgia Meloni (“io sono una madre collega”) che in Senato difendeva la propria coscienza schermendosi dietro la propria maternità? Ammesso e non concesso che la condizione di madre possa essere garanzia di rettitudine - da Medea in poi il catalogo delle efferatezze maternali è infinito - l’esserlo non dovrebbe in questo caso portare alla scelta opposta rispetto a quella della circolare del Ministero?

Se tanto ci si preoccupa dei diritti dei bambini e del loro miglior interesse,  come si può vietare il riconoscimento del legame genitoriale quando la permanenza e la certezza dei legami affettivi e familiari rappresentano il cuore della costruzione dell’ identità personale, della salute e del benessere di quegli stessi bambini?

Di certo non si può più, come pure si è fatto e si continua a fare, rivendicare per i bambini sempre e comunque una mamma e un papà. Al di là del fatto che, come per la maternità esiste l’eccezione Medea, così per la genitorialità esistono - per poco ancora - i Tribunali per i Minorenni e con essi il carico di processi in materia di sospensione e decadenza dalla responsabilità genitoriale.

D’altra parte, se quelle stesse mamme e quegli stessi papà non avessero manifestato il proprio orientamento sessuale, nessuno ne metterebbe in discussione l’attitudine genitoriale. Su tutto, oggi non è possibile sostenere che le coppie omosessuali non siano in grado di accogliere figli: scienza, società e diritto ormai pacificamente escludono che l’orientamento sessuale, di per sé, possa avere ripercussioni sul “piano educativo e dello sviluppo della personalità del minore”.

Una madre dovrebbe volere per un ipotetico figlio il diritto certo di poter essere in due ad avere la responsabilità di quel figlio, di adempiere ai doveri di mantenimento, educazione e istruzione che la Costituzione impone a tutti i genitori. Senza contare le problematiche relative alla parentela, alla successione, all’asilo e al diritto di visita in caso di crisi della coppia. D’altra parte, “l’adozione speciale” prevista in casi particolari dall’articolo 44 lettera d) della legge sull’adozione (1983) non è sufficiente né efficace.

Dopodiché, quotidianamente, ci ricordano che non si fanno più figli, che siamo una popolazione in decrescita e che già oggi le morti superano le nascite. Il primo punto del programma di Fratelli d’Italia è proprio il sostegno alla natalità e alla famiglia: “sostenere la natalità significa dare la possibilità alle giovani coppie di costruire il proprio progetto familiare, significa dare speranza all’Italia investendo sul futuro”.

Alle giovani coppie si chiede insistentemente un figlio e, anzi, si attribuisce la scelta di non averne - che sarebbe destinata a farsi rimpianto un giorno - all’egoismo. Allo stesso modo, quando una coppia non può averne “naturalmente” ed esprime il proprio desiderio di genitorialità, ecco che si torna a gridare all’egoismo. Quello che è un desiderio legittimo e quasi doveroso, osannato e sostenuto se fatto da due persone di sesso diverso e prive di problemi di fertilità, diventa egoistica ostinazione nelle altre coppie non conformi.

Una persona omosessuale e una persona che non può avere figli pagano le tasse, hanno il diritto di voto ma non hanno il diritto di diventare genitori, perché la natura - che effettivamente è la stessa che ci rende miopi ma che ci ha fatto inventare gli occhiali e, addirittura, le lenti a contatto - non ha voluto. E allora diventa necessario prima prima di tutto liberare la genitorialità, desiderata o rifiutata, da tutto questo giudizio e dal macigno della Natura come Autorità Morale. Poi, dallo stigma riservato alle coppie dello stesso sesso, che pure è stato cancellato nei testi scientifici e nelle sentenze.

Fonte: Facebook

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