In Umbria  non vi è  alcuna attenzione ai temi della salute delle donne.
Mentre l’Europa chiede all’Italia di rafforzare la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi, qui si vorrebbero mettere in discussione le conquiste ottenute dalle donne con  le leggi degli anni ‘70 quali la L.405/75  sui Consultori e  la L.194/78 sulla tutela della gravidanza ed interruzione volontaria della gravidanza- IVG.
Le aziende ospedaliere umbre non ottemperano i LEA (livelli elementari di assistenza) in Gravidanza quindi, a differenza delle regioni limitrofe, in Umbria gli esami prenatali genetici (BI TEST, DNATest) ed i tamponi obbligatori a termine di gravidanza (se mai riuscirete a trovare posto  in una strutture pubblica!) sono a pagamento  .
Solo 4 Regioni: Puglia, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana la contraccezione è gratuita, in Umbria come nelle altre regioni italiane, anche se all’art. 4 della L.405/75 recita:  “L'onere delle prescrizioni di prodotti farmaceutici va a carico dell'ente o del servizio cui compete l'assistenza sanitaria. Le altre prestazioni previste dal servizio istituito con la presente legge sono gratuite per tutti i cittadini italiani e per gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, su territorio italiano (STP!).” la contraccezione la paghiamo.
Per quanto rigiarda l’aborto chirurgico e medico, in Umbria, si praticano a macchia di leopardo: all’Ospedale di Perugia chirurgico sì e medico no e a Terni dal 2020 né l’uno né l’altro. Questi sono due ospedali sedi di formazione universitaria che però nulla insegnano sulla pratica dell’aborto e neanche, ad esempio, sull’introduzione di spirali. La formazione dei ginecologi e delle ginecologhe umbre sarà carente sotto questi profili e dopo 5 anni completeranno un ciclo di studi universitari senza aver mai aver  imparato a mettere una spirale!
Poche sono le sedi ospedaliere che praticano IVG medicai: Narni, Orvieto, Foligno, Città di Castello, Umbertide, Branca e Pantalla. Nel Dicembre 2020 l’Umbria ha recepito le linee di indirizzo ministeriali sull’aborto medico, contemplando  il day hospital e l’uso della RU486  fino a 9 settimane di gestazione, ma nessuna somministrazione è prevista nei Consultori e di fatto nemmeno nei due più grandi Ospedal della regione!  
Stando così le cose, il Direttore dell’Ospedale di Terni, messo di fronte alle criticità e al fatto che da due anni non riesce a garantire l’aborto nè medico nè chirurgico, replica dicendo che presto arriverà la CULLA TERMICA per l’abbandono dei figli indesiderati, una “rota 2021” moderna e ben scaldata.
Lo sa il direttore che esiste la legge sulla possibilità di partorire in sicurezza e in anonimato in Ospedale? Non è al corrente che analoghe “rote” costruite a Perugia e a Città di Castello non hanno mai accolto alcun neonato in più di 5 anni?  
Non sanno che le donne comprano in rete i farmaci per abortire se lo stato non dà loro risposte?
Quante spirali si potrebbero comprare e quanti Consultori si potrebbero far funzionare meglio con i soldi spesi per le culle per la vita?
Il Comune di TERNI ha già stanziato i fondi per la ROTA TERNANA. Noi abbiamo già preparato gli striscioni e siamo pronte a tornare in piazza per i nostri diritti, già sanciti dalla L. 194/78, che all’art. 9 comma 4 recita: “ Gli ospedali sono tenuti a fornire l'effettuazione degli interventi di interruzione della  gravidanza  richiesti  secondo  le  modalità previste ... La Regione ne controlla e garantisce l'attuazione”

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