di Alfonso Gianni

L'ASSEMBLEA DEL BRANCACCIO SI E' CONCLUSA CON L'IMPEGNO a moltiplicare le iniziative sui territori, per giungere alla costruzione con un processo dal basso e democratico di una lista (e non solo) di sinistra autonoma dal Pd e quindi estranea alla prospettiva del centrosinistra. Nella sua relazione Tomaso Montanari è stato molto netto su questo punto. Non è poco, perché scioglie un nodo. Leggo che c'è chi si lamenta per qualche fischio a Miguel Gotor. Niente di che e francamente meritato, vista la decisione del Mdp di fare passare i voucher scegliendo di uscire dall'aula sul voto di fiducia - il che equivale a fare abbassare il quorum. Bastava astenersi visto che al Senato vale come voto contrario, se non si aveva il coraggio di dire un chiaro no, come era necessario. Scelta oltretutto gratuita, il che è un'aggravante, visto che sul piano dei numeri sarebbe stata ininfluente. Ora tutto dipende da quello che si costruirà nei territori a partire dai prossimi giorni. Questo è l'impegno di un'assemblea che ha visto una partecipazione notevole. Il Brancaccio contiene 1300 persone. Molti, in centinaia, sono dovuti rimanere fuori, per decisione dei vigili che sovraintendono la sicurezza del teatro. Il che ha anche creato anche incomprensioni e tensioni spiacevoli, che si sarebbero dovute evitare. Ma trovare spazi a Roma non è facile, come è noto. Tuttavia era da tempo che non si vedeva un'assemblea della sinistra di questa rilevanza e percorsa da un comune sentire. Naturalmente questa ci pone delle responsabilità. Ed è bene che ognuna/o se le assuma fino in fondo e faccia corrispondere il fare al dire.

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