L’UMBRIA CHIEDE AIUTO!
Notizia di oggi: la Presidente della regione Umbria, Donatella Tesei, di fronte alla preoccupante condizione in cui si trova la regione rispetto alla diffusione del Covid-19 nelle sue varianti, chiede la solidarietà delle altre regioni per affrontare il problema grave del tasso di occupazione dei posti letto dedicati nelle strutture ospedaliere (solo quelle pubbliche) e della carenza di personale medico ed infermieristico da destinare all’emergenza.
Intendiamoci, il ricorso alla solidarietà è ottima pratica (ricordiamo che all’inizio della crisi pandemica in Italia sono arrivati, in nome della solidarietà, medici ed infermieri, dalla Cina, da Cuba e addirittura dall’Albania).
Nel caso umbro stride però il recente appello rispetto alle decisioni adottate ultimamente dal governo regionale di destra in materia di sanità e salute:
- agli operatori del settore (in particolare anestesisti-rianimatori e infettivologi) che avevano appena concluso il percorso formativo sono stati proposti contratti di assunzione per tempi limitati (in qualche caso un mese!) e con un tipo di rapporto che è il più precario tra quelli che la legislazione attuale mette a disposizione;
- è poi accaduto che operatori già attivi con contratti a tempo determinato, o comunque in condizione di precariato, abbiano accettato offerte di sistemazione decisamente più accettabili da parte di altre amministrazioni, impoverendo ulteriormente la dotazione di risorse strategiche per affrontare la crisi in atto;
- nello stesso tempo sono state attivate convenzioni con cliniche e strutture private (che, perseguendo prevalentemente obiettivi di profitto non si dotano di dispendiosi apparati per gestire le condizioni di emergenza, usualmente trasferite alle strutture pubbliche), procedendo lungo un processo di esternalizzazione delle funzioni sanitarie, con conseguenze anche tragiche, come le cronache recenti hanno dovuto riportare;
- e poi è stato avviato un processo di sostituzione dello staff dirigente per la gestione della sanità regionale con l’inserimento di tecnici che, senza entrare in valutazioni di competenza, sembra però rispondere a criteri puramente di appartenenza politica.
Tutto questo ci fa sorgere gravi sospetti circa il disegno dell’attuale amministrazione sul tema sanità: che si tenda cioè a porre le basi di una radicale privatizzazione della sanità umbra che, pur con alcune deficienze, si collocava comunque tra le prime rispetto alle altre realtà regionali. Cosa molto grave se si pensa che il modello verso cui sembra che ci si stia avviando è quello che, in occasione delle tragiche esperienze recenti, si è dimostrato il più fallimentare.
DIFENDIAMO LA SANITA’ PUBBLICA IN UMBRIA
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