“Non possiamo fermarci qui. Dopo il dietro front della Regione Umbria rispetto alla delibera che prevedeva l’IVG farmacologica soltanto in regime di ricovero ospedaliero, a cui fece seguito la grande manifestazione di Perugia organizzata dalla Rete Umbra per l’autodeterminazione, non possiamo ancora ritenerci pienamente soddisfatte”. Ad affermarlo in una nota sono Barbara Mischianti, segretaria con delega alle politiche di genere per la Cgil Umbria, Vanda Scarpelli e Valentina Porfidi, segretarie con delega delle Camere del Lavoro di Perugia e Terni.
“Gli accadimenti di questi giorni – continuano le tre sindacaliste - ci confermano quello che già sapevamo e cioè che la questione IVG farmacologica non è che la cima di un grande iceberg. Prima l’affissione di manifesti vergognosi ed intimidatori nelle principali città italiane, tra cui Perugia, che definiscono veleno un farmaco come la Ru 486, approvato dal SSN ed utilizzato dalle donne di mezzo mondo. Poi la proposta di legge del gruppo Lega Nord Umbria, di cui apprendiamo i contenuti in rete, che rimette in discussione anni di diritti faticosamente conquistati, tentando un’apertura rispetto alla mediazione familiare ed all’affido condiviso dei figli (che ci ricorda vagamente il tanto contestato disegno di legge Pillon), alla presenza di associazioni non meglio specificate all’interno dei consultori”.
Per la Cgil si tratta di una proposta che “sembra contenere come un grande blob tutto ciò che di peggio si poteva ipotizzare”, con l'obiettivo, nemmeno tanto velato, secondo il sindacato, di “continuare a calpestare diritti acquisiti con le dure e lunghe battaglie delle donne nel corso della storia”.
“Noi al contrario continuiamo a chiedere alla Regione Umbria il rafforzamento dei consultori, sia in termini di personale e di medici non obiettori, che di strumentazioni e strutture – insistono Mischianti, Scarpelli e Porfidi - Un rafforzamento necessario a garantire prevenzione, informazione e condizioni essenziali per poter praticare l’aborto farmacologico. Continuiamo a chiedere, altresì, una diffusione omogenea dei servizi per la tutela della salute delle donne e una omogenea possibilità di libera scelta dell'interruzione di gravidanza in tutto il territorio regionale”. Insomma, dal sindacato arriva l'appello ad “un impegno vero” nei confronti delle donne, “che non può essere quello ideologico e paternalista a cui abbiamo assistito in questi mesi”. “Chiediamo, infine, alla Regione Umbria – concludono le donne della Cgil - un impegno vero nell’inclusione paritaria delle donne nel mondo del lavoro, unica vera strada per la necessaria emancipazione”.

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