PERUGIA – Seduta intermente dedicata alla vicenda Umbria Mobilità quella di stamani del Consiglio regionale dell’Umbria. Ad aprire il fuoco delle opposizioni è stato il consigliere regionale Claudio Ricci (Ricci presidente) che, facendo riferimento alle “notizie di stampa su un presunto danno erariale da 45 milioni di euro imputato a politici e dirigenti di Regione e Provincia di Perugia, ha annunciato la presentazione di una mozione con cui “invita la Giunta di Palazzo Donini a predisporre con urgenza un atto ricognitivo teso a informare l’Assemblea legislativa dell’Umbria e le specifiche Commissioni (inclusa quella d’inchiesta recentemente istituita sul tema) sugli eventuali rilievi della Procura della Corte dei Conti in merito ad Umbria TPL e Mobilità Spa sui finanziamenti concessi da Regione e Provincia di Perugia”.

Nell'atto di indirizzo Ricci chiede anche di “verificare l'opportunità che dirigenti e amministratori regionali eventualmente coinvolti nell'inchiesta permangano nei ruoli ora ricoperti”. E di adottare “atti di autotutela decisoria per annullare prudenzialmente tutte le delibere contestate dalla Corte dei Conti, e ancora finanziariamente efficaci verso Umbria TPL e Mobilità spa”. 

“La notizia dell'inchiesta esplosiva della Corte dei Conti sul disastro finanziario di Umbria Mobilità, che vedrebbe coinvolti 45 tra politici e dirigenti (che si affianca a quella della Procura di Perugia) apre scenari completamente nuovi e imprevedibili”. Così, invece, il consigliere regionale Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) secondo la quale “questo, forse, spiega il fortissimo nervosismo della maggioranza verso la Commissione d'inchiesta da noi istituita con le firme di tutta l'opposizione”.

“Dopo il voto – ricorda -, seguirono telefonate 'concitate' della presidente ad ogni membro della maggioranza, ed ora vuole cambiare le regole sulle Commissioni d'inchiesta. Solo pochi giorni fa, la presidente Marini, mi dava del 'villan che dorme' quando chiedevo chiarimenti, dati alla mano, circa l'impiego di milioni di euro di 'risorse pubbliche' da parte di Umbria Mobilità. Una distruzione della cosa pubblica sotto gli occhi di tutti, che cittadini e dipendenti pagano ogni giorno, da anni”.

“Politici arroganti, con la presidente Marini in primis, da troppo tempo gestiscono la Regione in modo autoreferenziale, trattando la minoranza e persino le autorità di controllo con sufficienza, arroganza e fastidio, fino alle offese personali o ad atti puramente intimidatori, come mega-querele che hanno solo lo scopo (vano) di tappare la bocca a chi chiede legittimamente delle risposte su come viene gestita la cosa pubblica. Quel tipo di politica – commenta Carbonari - era tipico delle ex repubbliche democratiche di stampo comunista, dove comandava solo il segretario di partito e ogni controllo e opposizione era solo di facciata”.

“Dissi alla presidente Marini, dopo che mi aveva offeso, che avrei chiesto scusa se avessi avuto torto, anche se avevo i documenti sotto mano. Ora – conclude Carbonari - credo sia giusto che lo faccia lei. Nel frattempo, faremo tutto il possibile affinché la Commissione d'inchiesta, nell'ambito delle proprie competenze, faccia piena luce su tutte le responsabilità politiche e amministrative del presente e del passato di questo disastro, di cui l'Umbria è vittima, facendo tutti i nomi di chi ne è responsabile”. 

“L'elenco delle persone chiamate a rispondere alla Corte dei Conti per il danno di 45 milioni di euro legati alla vicenda Umbria Mobilità certifica le responsabilità politiche del Pd sullo stato del trasporto pubblico umbro”. E’ quanto affermano da parte loro i consiglieri Valerio Mancini ed Emanuele Fiorini (Lega Nord), secondo cui “la Corte dei Conti conferma ciò che la Lega denuncia da più di due anni: i fondi erogati da Regione e Provincia sono serviti esclusivamente per sopperire alle gravi carenze gestionali senza alcuna utile prospettiva futura e solo per fornire liquidità aggiuntiva alla società per permetterne la sopravvivenza".

Mancini e Fiorini hanno sottolineato che “la sinistra, ininterrottamente al Governo di questa Regione da quasi 50 anni, non ha mai saputo immaginare un reale e sostenibile sviluppo dell'Umbria, condannandola all'assistenzialismo e all'isolamento. Questa cronica condizione si è ulteriormente aggravata negli anni della presidenza Marini che, di fronte alle nuove sfide di un mondo sempre più veloce ed esigente, non solo non ha assicurato all'Umbria lo sviluppo dell'aeroporto San Francesco e il collegamento con l'alta velocità, ma ha addirittura mandato in malora quel poco di buono che c'era”.

Allargando l’orizzonte, i due consiglieri leghisti hanno poi ricordato “lo stato disastroso delle strade regionali e provinciali e il vero e proprio collasso dell'Fcu. Colpita in questi giorni dell'ennesimo provvedimento di rallentamento forzato dei convogli nel tratto Papiano-Todi per motivi di sicurezza, con i treni costretti, in alcuni tratti, a procedere quasi a passo d'uomo con un ulteriore allungamento dei tempi di percorrenza di quasi mezz'ora per pendolari e turisti. Di fronte a tutto questo, in ritardo non ci sono solo i treni, ma anche le dimissioni della Marini e di tutta la Giunta. È ora che la presidente se ne vada a casa e visto come ha ridotto il trasporto umbro le consigliamo di farlo a piedi. Chiederemo – concludono - una seduta monotematica dell'Assemblea legislativa e l'immediata istituzione della Commissione speciale". 

Per comodità dei lettori ricordiamo come il “collasso” di Umbria Mobilità ebbe inizio quando la Giunta capitolina di centrodestra, all’epoca capitanata dal sindaco Alemanno, bloccò i pagamenti relativi ad servizi svolti a Roma dall’azienda perugina sulla base di un appalto pubblico che si era regolarmente aggiudicata. Se il centrodestra romano avesse onorato i suoi impegni molto probabilmente Regione e Provincia di Perugia non si sarebbero viste costrette a ricapitalizzare l’azienda, onde evitarne la scomparsa e con essa la cessazione di un servizio fondamentale per la collettività ed il licenziamento di massa dei dipendenti.

Opportuno, dunque, l’invito rivolto ieri sera dalla presidente Marini all’attuale sindaco Raggi (M5S) a tirare fuori dai cassetti le fatture tuttora inevase ed a saldare finalmente il suo debito nei confronti dell’azienda ora confluita in Bus Italia.

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